Michele Alboreto

Quel campione italiano così amato

al quale è mancato solo il titolo mondiale

 

Michele Alboreto è stato uno dei rari piloti italiani a correre per la Ferrari negli ultimi 45 anni.

Nasce a Milano il 23 dicembre 1956 e conquista, 24enne, il Campionato di Formula 3 nel 1980. La maggior parte della sua carriera l’ha corsa in Formula 1, categoria nella quale ha vinto 5 Gran Premio. E ha accarezzato il titolo mondiale nel 1985, vinto da Alain Prost, più regolare del driver lombardo.

Prima di approdare alla scuderia di Maranello, sale alla ribalta con la Tyrrell, che l’ha portato alla fama internazionale, poi avrebbe completato il percorso con la Arrows, la Lola e la Minardi.

Tra le sue caratteristiche migliori la decisa grinta nella messa a punto delle vetture che avrebbe impiegato di domenica, e la determinazione sul lavoro. Nell’ambiente del Grande Circo gli addetti ai lavori ne hanno sempre parlato bene in termini di rapporti con la scuderia di appartenenza. Alla quale dava con dovizia di particolari ogni minimo dettaglia sulla vttura portati; dai difetti grandi e piccoli sui quali lavorare, ai pregi da preservare.

E’ stato il Conte Zanon, a presentarlo a Ken Tyrrell, che lo fa esordire in Formula 1 al Gran Premio di San Marino. La prima qualifica racconta di un 17esimo posto, davanti al compagno di squadra, che era l’Americano di Roma, Eddie Cheever.

Non fu una stagione fortunato perché il miglior risultato è stato il 9° posto in Olanda.

Ma la Tyrrell ne apprezza la serietà e lo conferma. In Sudafrica nessun punto, 1 a Interlagos, Brasile, per il 6° posto, fin lì il migliore, dei piazzamenti. Che diventa 4° perché dopo la gara vengono squalificati Rosberg e Piquet. Così il milanese ottiene i primi 3 punti nella Classifica Piloti.

Farà altrettanto a Long Beach, Stati Uniti. Quando ci fu lo scontro tra la FISA e la FOCA, i massimi organismi mondiali dei Motori, a San Marino Alboreto è 3° ma si lamenta perché diverse scuderie hanno boicottato il Gran Premio e parteciparono solo 14 piloti.

Di lì in poi sarebbe giunto 4° in Francia, e alla viglia di Monza, che come è noto si corre a settembre, Enzo Ferrari riservò per Michele Alboreto parole al miele e importanti; di stima umana e automobilistica. Auspicando un arrivo a Maranello e Fiorano per il 1984. Con garbo il diretto interessato rispose al Drake di volersi concentrare sulla stagione in corso. E due settimane dopo vinse il Gran Premio di Las Vegas, prima di cinque perle, nel suo percorso.

Alla fine di quell’annata Michele Alboreto sarebbe stato 8° nella classifica generale con 25 punti.

Il suo arrivo in Ferrari fu ritardato perché Ken Tyrrell riscosse l’ingresso in scuderia di Benetton e i motori turbo erano della Cosworth: nonostante ciò i risultati sperati dal britannico non arrivarono, a parte la seconda vittoria di Michele Alboreto a Detroit.

Il primo anno con Enzo Ferrari avrebbe portato all’attenzione il talento di Michele Alboreto, che ottiene 30 punti e mezzo e sarebbe stato il 4° assoluto, pur senza poter lottare per il Mondiale.

Cosa che farrà l’anno dopo fino a 5 Gran Premi dalla fine. Quando infilò scarsi risultati lasciando il proscenio a ad Alain Prost, che vincerà il Campionato del Mondo con 20 punti di vantaggio sul pilota ferrarista. Il francese era in debito con la sorte, per la beffa della stagione precedente quando aveva perso il titolo in favore di Lauda per solo mezzo punto. Una beffa dura, da mandare giù.

Dopo la platonica qualifica di Vice_Campione del Mondo Alboreto sarà 9° e 7°, con compagno di squadra l’austriaco Gerhard Berger. Nell’estate 1988 muore Enzo Ferrari e nel successivo Gran Premio settembrino, Monza, anche per i ritiri di Senna e Prost, vince Berger davanti ad Alboreto. Per una doppietta delle rosse densa di significato.

Alla fine di quella stagione Alboreto contava, volentieri, su una conferma da parte di Maranello, che non arrivò. Tornò alla Tyrrell non facendo mancare le critiche al progettista Ferrari John Barnard, che avrebbe badato troppo a Berger e poco all’italiano.

Nei due campionati che seguirono la Tyrrell provò a imporgli un cambio di sponsor, che il milanese rifiutò. Andrò alla Lola poi alla Arrowes.

Nell’inverno del 1993 Michele Alboreto ha un brutto incidente in autostrada, che ritarda il viaggio per la messa a punto da fare in Inghilterra. La Scuderia Italia si affida alla Lola per il telaio ma il mezzo, spartito col compagno di squadra Badoer, non fu granché competitivo. L’ultimo risultato sarebbe stato un 6° posto e quindi un solo punto, per il regolamento dell’epoca, e arrivò al Gran Premio di Monza.

A Imola, in un Gran Premio passato alla storia per la morte, sabato, di Ratzenberger, il giorno dopo di Ayrton Senna, anche Alboreto se la vide male. Mentre esce dai box perde una gomma a 140 km./orari. Ferisce 3 meccanici Ferrari, 1 Lotus, un quinto della Benetton, poi medicati in ospedale. Dopo questo episodio, che lo ha segnato, Michele Alboreto litigò di brutto con la Federazione Italiana Automobilisimo. Costringendo anche la consorella internazionale, in quanto rappresentante dei piloti, a imporre un limite di velocità nella pit-lane, l’area riservata al cambio gomme e al rifonrimento di carburante.

All’inizio fu stabilito che il limite fossero i 50 km./orari. Poi, contro il volere dello stesso Alboreto, fu alzato. A quel punto Michele, d’accordo con Berger, Schumacher, Christian Fittipaldi, lottò per la rimessa in piedi dalla Grand Prix Drivers’ Association, il Sindacato dei Piloti. Lui, in maniera coraggiosa, buonsensata e coerente, si autoregolamentò di non superare i 50 orari, a costo di compromettere i risultati. Ad agosto sarebbe uscito dal sindacato e a dicembre lasciò il Circo della Formula 1 per dedicarsi ad altre competizioni.

Fuori dalla Formula 1 ALboreto ha vinto la 24 Ore di Le Mans, una delle corse più belle del mondo, quella di 12 Ore a Sebring nel 2001. Purtroppo in quello stesso anno, il 25 aprile, Michele ha perso la vita sul circuito di Lausitzring durante il collaudo di una Audi R8 Sport. Spira a Klettwitz dopo un volo della macchina di 100 metri, probabilmente dovuto alla fortatura di uno pneumatico.

I funerali si svolsero a Basiglio davanti a 1500 persone tra i quali i suoi amici Riccardo Patrese, Alessandro Nannini e Thierry Boutsen. Tra le sue passioni ci sono state anche lo Sci e la Musica, e tante volte si è intrattenuto ai box con George Harrison dei Beatles, a parlare dei loro amori e delle loro passioni per le chitarre.

Michele Alboreto era stato persino consigliere del Torino Calcio, essendo un grande appasionato di Football, oltre a leggere libri di fantascienza e di astronomia.

Da rilevare come abbia partecipato alla rubrica Rosso 27 in RAI, di fianco al popolare Ezio Zermiani.

Una curiosità che ne denotava la bontà dei sentimenti. Una volta giunto in Formula 1, dedicò il casco allo sfortunato pilota svedese Ronnie Peterson, di cui era un tifoso.

Michele lasciò la moglie Nadia Nadia Astorri e le figlie Alice e Noemi.

E’ stato l’ultimo pilota italiano a vincere un Gran Premio con la Ferrari.