La storia del rugby non parla italiano. Tra gli sport minori si tratta di uno dei più prestigiosi ma fino a poco tempo fa non aveva grande appeal nel nostro paese. Fino a poco tempo fa perché adesso, invece, gli italiani stanno scoprendo le gioie di una disciplina fatta di correttezza e di grande senso di rispetto nei confronti dell’avversario. Lo dimostra l’importanza del terzo tempo, quello spazio temporale in cui si sotterra l’ascia di guerra e si pensa solo a festeggiare la partita con l’avversario a prescindere da chi si sia aggiudicato la vittoria. Se anche voi siete “vittime” del fascino del Sei Nazioni che a Roma ogni anno sta accrescendo l’affluenza di pubblico, ecco un’interessante articolo sulle origini di questo sport. Buona lettura.

Vi state appassionando a quella palla ovale? Sognate che la nostra nazionale possa alzare la testa? Iniziate col farvi una cultura in materia. Iniziate imparando qualcosa sulla storia del rugby. Secondo le principali fonti, è nato da un atto rivoluzionario compiuto nel lontano 1 novembre 1823. Durante una partita di calcio giocata sul prato della Public School di Rugby, cittadina inglese del Warwickshire,  il giovane William Webb Ellis prese la palla con le mani (all’epoca  il gesto era consentito dalle regole) e cominciò a correre (cosa invece proibita dal regolamento) fino alla linea di fondo dove depositò la palla.

La storia, poi, creò due filoni: quello dell’Inghilterra, dove giocava l’aristocrazia (i così detti gentleman) e quello del Galles (dove giocavano minatori e contadini). Questi ultimi si ritrovavano a correre su campi improvvisati mentre i “cugini ricchi” giocavano sui campi in erba dei loro college. E in Italia? La prima partita ufficiale di una squadra italiana risale al 1911, tra US Milanese e la francese Voiron. Il 28 settembre del 1928 viene istituita la F.I.R (Federazione Italiana Rugby) con ben sei team iscritti al primo campionato italiano che si disputa nel ’29, anno in cui esordirà la nazionale italiana.

Negli anni novanta il rugby azzurro cresce molto forte e popolare. L’apice di questo excursus avviene con la memorabile vittoria sulla Francia a Grenoble data 1997. Una vittoria che ha fatto da preludio all’impresa del 2000: l’Italia viene invitata a partecipare al 5 Nazioni che da lì in poi cambierà nome diventando il 6 Nazioni.

Rugby: le regole

Parlare della storia del rugby senza illustrarne le regole sarebbe da matti. Non solo semplici come quelle del calcio ma il grosso si può riassumere in due aree.

Il campo e la partita

Il campo da rugby è rettangolare, simile a quello da calcio. Rispetto a un campo da soccer è, però, diviso in modo diverso. Le principali linee  sono cinque:

  • la linea di metà campo;
  • le due linee di meta;
  • le due linee “dei 22 metri”.

Ci sono poi anche le due porte, con i loro alti pali. Una partita di rugby dura 80 minuti, divisi in due tempi da 40. Nel rugby il tempo di gioco è effettivo.

I giocatori e i loro ruoli

Nei concetti base del rugby c’è da capire chi fa cosa. Sono 15 giocatori e i numeri sulle magliette dei giocatori “dichiarano” il loro ruolo. Ecco alcuni numeri più importanti di altri:

  • il “10” è il mediano d’apertura, con creatività e tira i calci di punizione;
  • il 9 il mediano di mischia, con visione di gioco e talento nel passare la palla.

Come si gioca a rugby

Anche sintetizzare le tecniche base del rugby è impossibile. Per mettere a fuoco come si gioca, però, è bene individuare due “giocate” tradizionali.

I placcaggi

I giocatori possono correre in avanti con il pallone in mano. Gli avversari possono provare a placcare chi ha la palla ma non lo possono fare su un giocatore senza palla. Si tratta di cercare di far cadere a terra chi sta correndo con la palla. Come? Di certo non si può placcare dal collo in su. Se un giocatore viene placcato e va a terra ha l’obbligo di lasciare la palla. Un giocatore che è placcato deve quindi fare in modo che il pallone sia di nuovo giocabile dai suoi compagni. In alternativa, la squadra avversaria può tentare di rubare la palla.

I falli

Dopo un fallo, l’arbitro consente al team che l’ha subito di ricominciare la successiva azione in una condizione di vantaggio. La squadra che ha subìto un fallo può compiere 4 scelte:

  1. calciare la palla tra i pali;
  2. calciare in touche;
  3. fare una mischia ordinata;
  4. ripartire con un’azione “alla mano”.

Ora avete una bella infarinatura sulla storia del rugby e potete anche approfondirla con libri (in rete ce ne sono moltissimi) ma soprattutto con la pratica. Non per forza sull’erba (per quella ci vuole un fisico) ma anche solo andando a vedere reali partiti di rugby, dove i ragazzi Millenials giocano secondo regole dettate secoli fa. Affascinante no?