L’Avvocato Francesco Petrelli, Segretario dell’Unione delle Camere Penali, è intervenuto ai microfoni di “Legge o Giustizia” su Radio Cusano Campus per spiegare e commentare la recente Riforma dell’ordinamento penitenziario.
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Riforma dell’ordinamento penitenziario
“È un errore dare in pasto le questioni che riguardano la giustizia, il carcere ed i principi costituzionali in pasto a strampalate discussioni demagogiche ed elettorali – afferma Petrelli riferendosi alle polemiche innescate da alcuni partiti politici – la politica, non da pochi anni, ha assunto questo atteggiamento: utilizzare le questioni della giustizia come un ostaggio di natura elettorale. Ne viene fuori un totale stravolgimento dell’abc delle questioni che riguardano il carcere e soprattutto l’impostazione a livello di rappresentazione sociale di alcuni abbinamenti francamente privi di senso e contrari a quelle che sono le statistiche che vengono dall’intero mondo occidentale. Affermare che più carcere equivale a più sicurezza è un errore clamoroso perché è vero il contrario. Meno carcere, più misure alternative e più sicurezza: questa è la verità”.
Petrelli insiste sulle misure alternative
“Non lavorare sul reinserimento produce costi maggiori non solo economici ma anche sociali. Il “buttare le chiavi”, espressione cara a molti, è una scelta improduttiva che danneggia proprio i cittadini ai quali si somministra questa idea bislacca. Il detenuto può essere riaccompagnato attraverso misure alternative verso una risocializzazione, può compiere lavori socialmente utili, può risarcire attraverso il lavoro le vittime del reato, tornando così a far parte del tessuto sociale. Nella nostra esperienza, per coloro che usufruiscono delle misure alternative la recidiva si abbassa tantissimo rispetto ad altri casi. Dati che dovrebbero essere conosciuti da tutti mentre, purtroppo, se uno su mille dei fruitori di un permesso premio non rientra in carcere la notizia finisce in prima pagina ed inocula nel cittadino l’idea che si tratti di misure che vengono comminate a vanvera”.