L’EUROPA dice addio ai blocchi geografici e gli e-shoppers del nostro continente festeggiano! Entro la fine dell’anno, infatti, lo shopping online all’interno dell’Unione Europea sarà veramente libero, senza restrizioni basate sul Paese di provenienza. Il Parlamento ha approvato il regolamento che manda in soffitta il geoblocking.
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Shopping online: ma in cosa consiste il geoblocking?
Questo termine potrebbe non essere noto a tutti, molti consumatori però ci si sono già scontrati.
Chi infatti ha provato ad acquistare prodotti su alcuni siti esteri potrebbe essersi trovato, al momento di finalizzare l’acquisto, ad essere reindirizzato alla pagina italiana del sito. Dove, però, non è detto che lo stesso prodotto sia disponibile ed allo stesso prezzo. Senza considerare i negozi online che accettano solo carte di credito emesse dalle banche del proprio Paese o quelli che consentono la registrazione solo agli utenti che abbiano indirizzo fisico entro i confini, che non sono pochi: secondo un’indagine della Commissione, il 63% dei siti non consente agli acquirenti di comprare da un altro Paese Ue.
Chi infatti ha provato ad acquistare prodotti su alcuni siti esteri potrebbe essersi trovato, al momento di finalizzare l’acquisto, ad essere reindirizzato alla pagina italiana del sito. Dove, però, non è detto che lo stesso prodotto sia disponibile ed allo stesso prezzo. Senza considerare i negozi online che accettano solo carte di credito emesse dalle banche del proprio Paese o quelli che consentono la registrazione solo agli utenti che abbiano indirizzo fisico entro i confini, che non sono pochi: secondo un’indagine della Commissione, il 63% dei siti non consente agli acquirenti di comprare da un altro Paese Ue.
Come spiega ai microfoni della trasmissione SIAMO CIO’ CHE PAGHIAMO l’eurodeputato Nicola Danti del Pd: “con questo provvedimento chi acquista online in Europa non avrà più frontiere, o quasi. La strategia del Parlamento è quella di far si che il mercato interno digitale, e non solo quello dei beni e dei servizi, sia accessibile e senza barriere per i cittadini europei. Il geoblocking non sono barriere fisiche, sono discriminazioni dei consumatori che si muovono sul web.”
La notizia tuttavia non ha soddisfatto completamente i consumatori. “La nostra proposta era più ambiziosa – continua l’eurodeputao – ma come tutti i provvediamenti anche questo è frutto di compromessi: qualcuno auspicava una maggiore liberalizzazione sui contenuti digitali o sui contenuti culturali; noi abbiamo anche sostenuto che c’era necessità di garantire i produttori e quindi evitare un abbatimento del copyright a livello europeo. E’ un primo passo, tra qualche mese ci sarà sicuramente la possibilità di correggere.”