I diritti civili e politici sono al centro della discussione pubblica. Si tratta di quei diritti che rappresentano l’insieme delle libertà e delle prerogative garantite al cittadino dallo Stato a cui esso appartiene. La grande discriminante è che, in questo caso, non riguardano solo il singolo ma possono estendersi alle organizzazioni di cui il cittadino fa parte (per esempio alle associazioni politiche conosciute come partiti). Si tratta a tutti gli effetti di tutele basilari garantite dalla legge. Conoscere questi confini e queste definizioni non è mero concettualismo né materia di solo interesse giuridico. Qua si parla di concetti chiave della democrazia moderna che ognuno di noi dovrebbe conoscere perché ognuno di noi ha diritto al voto. Nessuno ignora quello che accade nel proprio appartamento, l’Italia è solo una “casa” più grande ma che merita le stesse nostre attenzioni. Questa guida non vuole sostituirsi a validi corsi di Giurisprudenza o di Educazione Civica ma può essere un ottimo strumento per chiarire nel lettore alcuni passaggi importanti in merito e per dare lo stimolo necessario ad approfondire con meno superficialità l’argomento. Buona lettura.
I diritti civili e politici sono cartine tornasole della democrazia. Dovete raccapezzarvici se avete 18 anni o più perché avete diritto al voto e, quindi, avete il dovere di essere informati. Partiamo con una premessa chiara: i diritti civili sono ben diversi dai diritti umani e da quelli naturali, che sono invece considerati attribuzioni universali che prescindono dalla cittadinanza o dalla legge nazionale.
Nella nostra bella Costituzione questo genere di diritti sono espressi negli articoli 13 e seguenti. Un simbolo loro è la “libertà di manifestare le proprie idee, senza timore di incorrere in sanzioni o, peggio, di subire maltrattamenti”. Lo dice, nello specifico, l’articolo 21, che tutela la libertà di pensiero e di opinione “come uno dei diritti civili e politici del cittadino” stabilendo che tutti, senza discriminanti, “hanno diritto di manifestare liberamente il loro pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
E i diritti politici? Sono quei diritti che uno Stato riconosce ai propri cittadini affinché abbiano una partecipazione attiva alla vita politica e alla formazione delle decisioni pubbliche, sempre se in possesso dei requisiti del diritto di voto. L’insieme di questi diritti è la sovranità popolare.
La Carta dei Diritti Umani
La storia dei diritti civili fissa alcuni passaggi chiave. Uno di essi è l’approvazione, il 26 agosto 1789, della Dichiarazione dei diritti umani a opera dell’assemblea costituente in Francia a seguito della presa del carcere politico Bastiglia.
E’ un testo breve, di appena 17 articoli, dentro cui, però, vennero sanciti gli inviolabili diritti naturali di ogni cittadino:
- la vita;
- la libertà;
- l’uguaglianza;
- la proprietà;
- il diritto di resistere all’opposizione.
Rientravano tra questi diritti anche la liberazione delle leggi e il controllo delle imposte.
Unico limite posto? La tutela dell’ordine pubblico. Queste furono le premesse culturali da cui fu riconosciuto il diritto di professare privatamente qualsiasi religione. Tuttavia solo al cristianesimo cattolico fu consentita la celebrazione pubblica del culto. Anche la libertà di stampa fu riconosciuta ma limitata dalla possibilità del legislatore di vietare pubblicazioni che entravano in conflitto con l’ordine pubblico.
Grandi passi in avanti sul campo della storia del diritto umano furono fatti tra il Seicento e il Settecento. La parte orientale dell’America del Nord era stata colonizzata da francesi, spagnoli e inglesi e la società coloniale era ormai multietnica. Non si conoscevano privilegi di nascita, contavano solo le capacità individuali. Era un mondo aperto alla libertà, alla cultura e alla tolleranza. Le tredici colonie inglesi avevano organismi di autogoverno che ampliarono progressivamente le proprie prerogative.
Tutti sanno che la nascita degli Stati Uniti deriva da quel periodo, quando gli Americani si ribellarono, boicottando le merci inglesi e creando un esercito alla cui guida fu posto George Washington. Il 4 luglio 1776 il Congresso continentale votò la Dichiarazione d’indipendenza elaborata da Thomas Jefferson. Furono qui fissati i princìpi fondamentali su cui sarebbero nati gli States che erano i seguenti:
- i governi devono fondarsi sul consenso del popolo;
- gli uomini hanno uguali diritti.
La lotta per i diritti civili
La storia, prima europea e poi internazionale, insegna che i diritti civili sono stati ottenuti nel corso dei secoli attraverso guerre e ribellioni. L’uomo ha combattuto per avere quello che ha. Forse i giovani, nati già in un periodo più facile in tal senso, si dimenticano che, purtroppo, in alcuni paesi le limitazioni della libertà dell’uomo sono all’ordine del giorno.
Molto rara è la tutela del diritto alla vita e alla sicurezza. Un esempio? In Cina avviene spesso la violazione dei diritti civili perché i giornalisti subiscono ancora limitazioni su alcuni temi come la rivendicazioni d’indipendenza del Tibet o i rapporti fra il Vaticano e la chiesa cattolica cinese e la censura ha oscurato per lungo tempo i siti della televisione inglese Bbc o di Amnesty international.
E la situazione italiana dei diritti civili com’è? Per alcune frange di pensiero libero, quello che il nostro paese vieta è legale oltre il confine. L’ex senatrice Pd Monica Cirinnà in merito dichiara:
“L’Italia è bloccata dal punto di vista dei diritti civili. Si va all’estero per nascere, per curarsi, per partorire, per lavorare e per morire. O sblocchiamo la libertà delle persone in termini di diritto di scelta della propria vita oppure continueremo ad avere questi migranti per i diritti”
Ecco perché sono stati fatti grandi sforzi per far passare la legge sul testamento biologico che, fattivamente, è un insieme di norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento. Non solo. Anche il discusso matrimonio tra gay ha registrato passi in avanti ma sempre su un terreno vischioso.
La triste verità del Dna dell’Italia è che, dopo decenni e decenni di democrazia repubblicana e antifascista, non siamo stati in grado di scrollarci di dosso i delitti d’opinione. I critici indicano la causa principale di questa crescita farraginosa in un eccesso di «ingerenza» clericale. Il discorso è più politico e complesso di così e lo dimostra la zuffa che avviene quotidianamente in Parlamento. Separazioni, nozze omosessuali, eutanasia: temi caldi che una classe dirigente, non sempre ben strutturata, affronta con la paura di scottarsi irrimediabilmente.
Guardiamo un po’ oltre le Alpi. Vedremo che in Francia e in Spagna le leggi che hanno “toccato” convivenze tra coppie gay hanno generato virulente reazioni nel mondo cattolico. Si parla di manifestazioni di piazza, prese di posizione durissime della Chiesa e eserciti silenziosi di protesta. Cosa comprensibile e giusta in paesi dove si va avanti ma non si mette mai nel cassetto il sacrosanto diritto al dissenso.
Questo breve iter tra diritti civili e politici, che non ha avuto il cuore di addentrarsi anche sul campo minato dello Ius Soli, dimostra che la nostra pecca più grande è sempre stata la ricerca dell’equilibrio. Cerchiamo di non scontentare nessuno, di fare tutti felici e, alla fine, di felice non c’è nessuno. Le nuove generazioni, già a partire dai Millenials, però, sembrano immuni a questa necessità. Forse perché native di un mondo collegato in pochi click dove i confini culturali sono difficili da tracciare e ancor più da vivere sulla propria pelle. Una nuova era di diritti politici e civili si prepara a sorgere da queste stimolanti ed inesorabili premesse culturali.