Parto in casa: Kate Middleton diventerà mamma per la terza volta ed è partorirà in casa, a Kensington Palace, come una volta. Come mai le donne, col tempo, hanno preferito le strutture ospedaliere? “Non è stata una scelta delle mamme, ma una serie di concause (storiche, culturali, mediche) che hanno messo le donne nella condizione di preferire gli ospedali. Cosa che non ha migliorato gli esiti dei parti. Mentre in Inghilterra si fanno campagne di sensibilizzazione perché si partorisca in casa”, ha affermato Ivana, di Zoè Casa di Maternità.

La presenza delle ostetriche

“Avere le ostetriche a disposizione significa rendere il parto a domicilio un evento sicuro. Questo non ce lo insegnano le università. Alle giovani viene consigliato un percorso di affiancamento a due ostetriche, con cui si faranno determinate scelte”, ha osservato Ivana, a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus.

La situazione in Italia

In Italia, quanto a sensibilizzazione al parto in casa, siamo molto indietro. “In alcune regioni viene in parte pagato, in altre no. L’ideale sarebbe partorire tramite il sistema sanitario nazionale, invece è possibile partorire soltanto privatamente. I benefici sono molteplici per la salute delle donne”, ha aggiunto Ivana.

 La medicalizzazione in ospedale

Per Daniela, invece, come per altre donne la scelta di partorire in casa è dettata da un profondo disagio nei confronti delle strutture ospedaliere. “C’è molta medicalizzazione. Il mio primo parto – in ospedale – non è stato un bel momento, si è trasformato in una cosa non naturale. In secondo poi, in Italia i costi del parto a casa sono proibitivi, ha affermato Daniela. “Puoi partorire in casa solo se hai una notevole disponibilità economica. In Lombardia non viene rimborsato nulla, si spendono circa 3.500 euro. E’ necessario farsi seguire da un’ostetrica brava, dalla 32esima settimana di gravidanza in poi. L’unica alternativa sono le case maternità: una via di mezzo tra gli ospedali e i parti in casa”, ha concluso la blogger, buonacausa.org/cause/partoincasa.

 

Ascolta qui l’intervista integrale