Scuola alla finestra dopo l’esito delle urne. Il risultato del voto del 4 Marzo non fornisce indicazioni precise su quello che sarà il suo futuro. Trovar seduto sulla poltrona di Premier Luigi Di Maio o Matteo Salvini fa, dunque, tutta la differenza del mondo. Ad onor del vero, la campagna elettorale che ci siamo appena lasciati alle spalle, non ha visto il mondo della scuola o quello dell’università propriamente al centro, né dell’attenzione dei candidati, né, tanto meno, dell’agenda politica dei diversi partiti in campo.
Sarà che il mondo della scuola non è mai contento, sarà che Renzi ha pagato caro e sulla sua pelle, un’avversità della popolazione scolastica che non dovrebbe andare di pari passo con i risultati sbandierati in questi mesi dal quasi ex leader dei Dem. “Ho messo 3 miliardi nella scuola e sono riuscito nell’impresa di scontentare tutti”. Con questa dichiarazione, griffata proprio Matteo Renzi, si può riassumere sinteticamente quel che è successo in questi 3 anni di Buona Scuola.
Proprio lì si voleva arrivare, la legge 107. Chi festeggia davanti alle telecamere parlando di giornata storica (ma può esserlo per tutti e contemporaneamente?), si ricorda che tra le questioni più urgenti da risolvere in questo Paese c’è quella che riguarda la scuola e dunque gli insegnanti, gli studenti, i presidi, il personale ATA, l’edilizia scolastica, il reclutamento, la chiamata diretta, il merito, il sostegno e potremmo continuare ancora a lungo. E invece no, la grande rivoluzione di chi si è presentato a sostenere la propria candidatura e a parlare di scuola ristagna nella volontà di andare avanti con la 107 rivedendone alcuni aspetti (PD), oppure correggendone gran parte ma senza stracciarla (Forza Italia) o ancora radendola al suolo (Lega) o ancora peggio non sapendo cosa farne (M5S, che sceglie un ministro in pectore che la 107 l’ha scritta ma che ora non si capisce bene perché dovrebbe rigettarla).
Insomma, di certezze, alla luce dell’attuale scenario politico post voto, ce ne sono ben poche. Se si parla di scuola ancora meno. Non resta che restare alla finestra, qualcosa dovrà pur succedere.