Costante Girardengo
Campione d’Italia per 9 volte: nessun altro come il ciclista di Novi Ligure
Parliamo del primo pionieri del Ciclismo di un secolo fa, una storia da tramandare alle giovani generazioni: Costante Girardengo. Nato a Novi Ligure il 18 marzo 1893, è stato sul sellino di una bicicletta, tra la strada e la pista, per ben 24 anni, dal 1912 al 1936.
Costante Girardengo diventa professionista nel 1912 e arriva 9° nel Giro di Lombardia. L’anno dopo è campione d’Italia, la prima di 9 volte in cui ha vinto il titolo nazionale. E vince al secondo tentativo, anche una tappa al Giro d’Italia, che termina 6°. Quell’anno si tolse anche la grande soddisfazione di vincere la Gran Fondo Roma-Napoli-Roma in cui i ciclisti corsero per 610 chilometri, una maratona delle due ruote.
Nel 1914 Girardengo è Campione d’Italia per la seconda volta, e vinse una tappa clamorosa, impensabile, dal 1946 in poi, da percorrere, la Lucca Roma, di 430 chilometri! Cose non umane, per gli ultimi 60 anni di ciclismo.
Poi la Prima Guerra Mondiale interruppe anche l’attività agonistica e si tornò a gareggiare nel 1917.
Le grandi vittorie sarebbero arrivate con tenacia e pazienza, ma anche con tanta, tanta grinta. Nel 1919 Costante vince il terzo titolo italiano, e al Giro d’Italia è il dominatore assoluto, con 7 tappe vinte e la maglia rosa indossata dall’inizio fino a Milano. E’ lui, il più forte di tutti, non c’è dubbio.
Nel 1921 vincere le prime quattro tappe, nella rassegna della Gazzetta dello Sport, senza arrivare alla fine.
E’ campione italiano per 5 volte di fila, fino al 1925 e vince alcune classiche di grande fama. Per queste grandi cose ottenute per lui viene coniato, per la prima volta, e con anticipo di 30 anni su Fausto Coppi, il termine “Il Campionissimo”, anche se noi conosciamo tutti nel successore e rivale di Bartali come tale.
Nel 1923 vince al Colle della Cipressa la terza Milano-Sanremo e bissò il Giro d’Italia con aben 8 tappe che lo videro primeggiare. Due anni dopo ottiene il titolo italiano numero 9, tanto, davvero, con quella determinazione e quel talento cristallino. Arriva anche la quarta Milano-Sanremo e a 32 anni cede a Binda il primato al Giro d’Italia.
Nel 1926 Binda si prende anche il titolo nazionale e l’era di Girardengo sembrerebbe andare verso il viale del tramonto. Ma non sarà così, per almeno un paio di stagioni. Nel 1927, infatti, nasce il Campionato del Mondo su strada, la cosiddetta corsa di un giorno: in Germania, sull’attuale circuito di Formula 1, la maglia iridata la vince Alfredo Binda e Costante Girardengo arriva secondo. Insieme vinceranno la Sei Giorni su pista del Velodromo di Milano, il Vigorelli.
Un anno dopo, al Mondiale di Budapest, si ritirò. Diverso il raccolto nelle classiche: ha vinto 6 volte la Milano Sanremo, la più grande classica italiana.
Al Poggio di Sanremo arrivò 6 volte primo e una secondo: ci vollero 50 anni, per battere quel record. Ci riuscì un certo belga, Eddy Merckx.
Nelle corse a tappe ha conquistato due Giri d’Italia, nel 1919 e nel 1923, in un ciclismo su strada nel suo periodo pionieristico. Capace di raccontare storie, imprese e distacchi di grande rilievo, con tanta concorrenza e fame di successi, oltre al bisogno di mettere da parte qualche premio in danaro ottenuto con tanta fatica.
Vanno di sicuro ricordate vittorie di grande prestigio come quelle ottenute, tre volte ciascuno, ai Giri di Lombardia e del Piemonte, che non sono proprio corse semplici da far proprie.
Su pista corse in coppia con un altro grande, Alfredo Binda, e nel 1927 vinse la Sei Giorni di Milano, che bissò l’anno successivo ma in duo con Pietro Linari. Poi all’estero vinse quelle di Breslavia, con Willy Rieger, e Lipsia, con compagno di pedalate veloci Antonio Giuseppe Negrini.
A 35 anni il Campionissimo di Novi Ligure non era più tonico per battersi con gli astri emergenti del ciclismo internazionale. Nonostante questo nel 1928 vinse la sesta volta la Milano-Sanremo superando in volata il campione del mondo Alfredo Binda in uno sprint di grande pathos.
Quando si ritira Girardengo ha vinto 106 corse su strada e addirittura 965 su pista, cifre difficilmente raggiungibili, se dopo quasi un secolo parliamo ancora di lui.
Finito di pedalare Girardengo aprì un’azienda di biciclette recanti il suo cognome, oltre a una squadra di ciclisti professionisti. Poi divenne commissario tecnico della nazionale; e guidò Gino Bartali alla vittoria nel Tour de France del 1938. Tanta era l’affidabilità e la stima che nutrivano in lui i grandi campioni del periodo a lui successivo.
Costante Girardengo muore il 9 febbraio 1978. Riposa nella tomba di famiglia a Cassano Spinola, di fianco a sua moglie Agostina Priano, ai figli Ettore e Costante Luciano e alle consorti dei due.
Una grande curiosità di tipo giornalistico e canoro riguarda la canzone cantata da Francesco De Gregori ma scritta da Luigi Grechi, “Il bandito e Il Campione”. Il testo del cantautore romano è ispirato di una storia reale. Il primo era Sante Pollastri, anche lui di Novi Ligure, era amico del secondo: rifugiato a Parigi perché ricercato dalla Polizia, il ciclista lo incontrò alla Sei Giorni della capitale transalpina. Cosa documentata dagli atti dell’inchiesta dell’epoca. Sante lo andò a vedere a un traguardo, come dice la canzone, volante, e la Polizia lo beccò, arrestandolo. Non era una leggenda, ma fa capire quanto sia stata sempre tanta, la passione di tutti, per la bicicletta, in una nazione dalla storia delicata.
Questa amicizia sofferta venne raccontata anche da una serie televisiva RAI. E da un libro del 2006 scritto da Marco Ventura, Il Campione e il Bandito.
Nel 2015 il CONI inserisce una targa dedicata a Girardengo al parco olimpico del Foro Italico, nella Walk of Fame, Passeggiata delle Celebrità. Un onore riservato a quegli sportivi capaci di distinguersi in campo internazionale.