Per commentare le novità introdotte all’interno del contratto scuola, rinnovato a quasi 10 anni di distanza dall’ultimo accordo, Radio Cusano Campus ha contattato il prof. Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi per la regione Lazio. Presidente Rusconi, parlando del nuovo contratto siglato per il personale della scuola, non si riesce a capire se sia preponderante la soddisfazione per il raggiungimento di un accordo insabbiato per quasi due lustri, oppure il malcontento per una firma che non merita nemmeno la ritualità di un brindisi.

 

“Con un tempismo di cui è difficile non sospettare, è stata siglata – a venti giorni dalle elezioni politiche del 4 marzo e dopo oltre dieci anni di stallo – l’ipotesi di contratto per il personale della scuola. L’ultima volta che si è cercato di utilizzare un’intesa sindacale per ri-orientare in extremis gli umori dell’elettorato non è andata molto bene: si trattava di quella che l’Anp ha definito l’intesa della vergogna del 30 novembre 2016. Vedremo come andrà questa volta”.

 

Questo rinnovo è veramente figlio dell’accordo politico del 30 novembre 2016?

 

“La firma che ci troviamo a commentare è figlia legittima di quell’accordo, nel senso che ne eredita gli aspetti più marcati e soprattutto la filosofia anti-legge 107. Nelle quasi 180 pagine, molte questioni di rilievo non vengono ancora risolte e sono rinviate a sessioni ulteriori: ma quelle relative alla demolizione dell’impianto legislativo e alla riaffermazione del primato contrattuale sono tutte presenti e puntigliosamente sottolineate”.

 

A cosa si riferisce?

 

“Fra le prime, l’ennesimo rinvio del codice disciplinare, che sarebbe risibile se non fosse vergognoso. Non occorre avere una memoria da elefante per ricordare che il primo di tali rinvii risale addirittura al 1994. E da allora, puntualmente, ad ogni rinnovo di contratto, la materia è stata rinviata. Questa volta è stato fissato un termine (luglio 2018): vedremo se sarà rispettato. Eppure, sul punto che questa materia dovesse essere regolata dal primo contratto utile, c’era una norma imperativa di legge: che, in quanto tale, sfuggiva alla riscrittura della gerarchia delle fonti, voluta dall’intesa del 30 novembre 2016. Il nodo è ben conosciuto: attraverso il rinvio del codice si punta a tenere in scacco il potere disciplinare del Dirigente, che – quando si avventura al di là della censura – può continuare ad essere oggetto di contenzioso. Nel frattempo, una piccola perla: con lo strumento del CCNL si provvede ad aggiungere qualche comma all’art. 498 del DLgs. 297/94. Vogliamo mica fare gli schizzinosi …”.

 

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