Single e soddisfatte della loro condizione. Per 61 donne su 100 la solitudine non fa paura, anzi è il pretesto per occuparsi di se stesse e dei propri interessi. Sono i dati diffusi dall’agenzia brittanica Mittel, cos’è cambiato? Quali sono le esigenze di quello che per molto tempo è stato definito il sesso debole? Ne abbiamo parlato a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus, con Francesco Rao, sociologo, il quale ha evidenziato quanto limitato sia il tempo dei matrimoni e quanto difficile sia l’idea di dover rinunciare e costruire con un’altra persona: “Il matrimonio dura in media cinque anni, chi vuole metter su famiglia non mette in conto rinunce. Il numero di divorzi e separazioni spaventano. Mettono nella condizione di temere l’idea di un percorso comune.”
Non chiamiamole zitelle
Questa tipologia femminile una volta veniva definita con un termine dispregiativo che stava ad indicare una condizione di solitudine forzata. Se una volta si rimaneva sole per voleri altrui, oggi si preferisce la solitudine ad un sogno che può far male. “Non chiamiamole più zitelle, sono donne che praticano delle scelte e che hanno vissuto con intensità il passato. Si preferisce, dunque, trascorrere il tempo prendendosi cura di se stesse. Così le donne scelgono di trasferire la loro sicurezza sull’estetica”, ha aggiunto Rao.
Il fattore autostima
Per i coniugati, o fidanzati, avere una buona autostima è quasi automatico, rispetto alle persone sole; mentre per gli accoppiati infelici pare il livello di autostima sia peggiore di quello dei single. Anche per questo, le donne scelgono la libertà. La loro condizione viene preferita “allo star male con un’altra persona.”
Il vincere facile
Prima di dirsi innamorati e in relazione con un’altra persona bisogna seguire un percorso non sempre semplice. “Il vincere facile non aiuta. Può essere causa di abbagli, errori, o rapporti che nascono e finiscono velocemente. Oggi è vietato perdere, ma bisogna anche vincere, quindi rischiamo di accontentarci anche di persone e storie che non sono adeguate a noi.”