Ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno. L’intervento del Dott. Narciso Mostarda (Direttore Generale ASL Roma 6) è intervenuto a “Genetica Oggi”, trasmissione condotta da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
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NON CHIUDE IL REPARTO DI SENOLOGIA ALL’OSPEDALE RIUNITI DI ANZIO E NETTUNO
Come può chiudere l’unità di chirurgia di un ospedale così grande? La sanità non può essere un modo di esercitarsi in chiacchierate amichevoli. Ci sono linee guida nazionali secondo cui un’equipe chirurgica, perché sia in grado di abbattere fino a zero il rischio di eventuali complicanze dal trattamento chirurgico di un tumore alla mammella deve operare un numero di donne significativo.
Sono linee guida internazionali che metto al primo posto la garanzia di sicurezza. Il nostro compito è abbattere il rischio clinico. Come? Dicendo ai professionisti, come ho messo per iscritto, di muoversi andando a confluire in un’unica grande equipe chirurgica addestrata e in grado di raggiungere e superare il numero di 180 tumori alla mammella per anno.
Sono preoccupato perché l’Italia, fino a pochi anni fa, aveva un ospedale per comune. Il risultato è stato che non siamo riusciti a far diventare nessuno di questi ospedali un punto di riferimento per un bacino di circa 600.000 persone.
La conseguenza è che ne abbiamo dovuto costruire un altro sul quale stiamo investendo tutte le risorse pubbliche possibili.
UNA DONNA CON UN PROBLEMA TUMORALE PUO’ RIVOLGERSI ALL’OSPEDALE RIUNITI DI ANZIO E NETTUNO PER OPERARSI?
Operare bene significa avere una grandissima familiarità e consuetudine con tutti i casi. Le donne che vengono diagnosticate e hanno bisogno del trattamento chirurgico saranno operate dallo stesso chirurgo di Anzio che si sposta e che viene ad operare nel centro senologico aziendale che abbiamo individuato ad Albano. Il motivo è che l’ospedale di Anzio ha realizzato, nel 2017, 31 interventi chirurgici di tumore alla mammella.
La sanità pubblica italiana riesce comunque a fare diagnosi molto precoci di tumore alla mammella per cui una buona percentuale e di queste donne viene operata in day surgery. Vengono operate la mattina e tornano poi a casa loro.
E’ un disagio andare in un posto in cui sono bravi? NO!
TRA 31 E 150 C’E’ UNA GRANDE DIFFERENZA, LE DONNE DOVREBBERO SENTIRSI PIU’ AL SICURO?
I pazienti lo sono. Le donne volevano solo la certezza che ci fosse un esperto chirurgo senologo nell’ospedale di Anzio, che c’è, che potesse operarle e seguirle quando torneranno a casa loro sul litorale. Tutto questo c’è.
Strumentalizzare la salute è molto brutto. I consiglieri regionali sono in una fase delicatissima e si stanno misurando con il consenso elettorale. Mi dispiace che questo faccia perdere le lucidità a qualcuno.