Olajuwon ovvero Akeem The Dream
Torniamo a parlare della stellare pallacanestro americana, di un ragazzo partito dalla lontana Nigeria per approdare negli Stati Uniti d’America: Hakeem The Dream (Il Sogno) Olajuwon. Nato a Lagos il 21 gennaio 1963 diventerà americano. E’ considerato uno dei più bravi giocatori di Basket di ogni tempo, essendo stato uno degli unici quattro giocatori in grado di realizzare una quadrupla doppia, nel più importante torneo del mondo. Alto 2 metri e 13 centimetri per 116, Olajuwon è stato un pivot modello sia per la tecnica diventata negli anni raffinata, sia per il gran senso della posizione tanto in attacco quanto in difesa, dove ha primeggiato nelle stoppate, ovviamente a rimbalzo e nelle palle recuperate.
Michael Jordan ha detto nel Basket non c’è stato un Pivot alla sua altezza, per quanto completo sotto ogni punto di vista: e se lo ha detto il Gesù Nero della palla a spicchi, ci sarebbe, opportunamente, da credergli. Eppure iniziò la sua parabola sportiva nel cuore dell’Africa nel Calcio e nella Pallamano, vista la sua crescente altezza. Si trasferisce negli States e più precisamente nel Texas, a Houston, per iniziare il percorso da studente universitario. Anche se al suo arrivo in aeroporto tutto si sarebbe atteso, tranne di non trovare nessuno: per raggiungere il college prese un taxi. Inizio in salita? Forse. Nessuno conosceva la sua tecnica ma sul giovane nigeriano scomette l’allenatore dei Cougars della Houston University. In quella compagine c’era anche un certo Clyde The Glide Drexler, il futuro Aliante della pallacanestro professionistica. Entrambi si sarebbero ritrovati in casacca Houston Rockets. Intanto la squadra accademica viene definita Phi slama jama ovvero La confraternita della schiacciata. Con Olajuwon la Houston University raggiunge tre finali NCAA di fila, dal 1982 al 1984, sui cinque anni di studio, ma vincono soltanto la prima. Nell’83 Hakeem Olajuwon è il miglior giocatore della lega sportiva delle università, l’ultimo giocatore ad aver vinto il premio MVP pur giocando nella formazione uscita battuta. Dopo la sua uscita direzione NBA il numero 34 della University of Houston non sarà più assegnato a nessun cestista, verrà ritirato.
Prima di accedere al basket dei sogni, lui che verrà chiamato The Dream, il Sogno, farà parte della prima scelta del draft ovvero della pesca che le società prof fanno cercando i talenti più raffinati e concreti del basket accademico. Il 1984 è uno degli anni più prolifici: ci stavano dentro altri tre, come Olajuwon, capaci di portare gli Stati Uniti d’America sul gradino più alto delle Olimpiadi: Michael Jordan, Charles Barkley e John Stockton. Che faranno parte del primo Dream Team della Storia, quello aureo di Barcellona 1992 mentre Olajuwon vincerà ad Atlanta, in casa, quattro anni dopo.
Houston nella NBA avrebbe giocato con i due lunghi, con Ralph Sampson, in una pallacanestro moderna definita l’esperimento delle Twin Towers, le Torri Gemelle. Nel 1986 arriveranno in finale contro i leggendari Boston Celtics, opposti a gente del livello mondiale assoluto quale Larry Bird, Robert “The Chief” Parish, Kevin Mc Hale e Bill Walton. Vinsero i verdi della East Coast per 4-2. Giovane e ingenuo, Olajuwon affermò di non conoscere la storia e la tradizione dei Celtic: per tutta risposta Bird replicò dicendo all’avversario di fare un corso di storia.
Dal 1987 al 1991 la squadra del Texas non andò mai oltre il secondo turno dei play-off anche se lui realizzò una quadrupla doppia, composta dalle dieci unità di misura in su per punti segnati, rimbalzi, assist, e stoppate: accadde il 29 marzo contro i Milwaukee Bucks dopo averla sfiorata, il mese precedente contro i Golden State Warriors. Era il terzo giocatore dei quattro capaci di fare ciò: contri i Bucks Hakeem segnò 19 punti, prese, tra attacco e difesa, 16 rimbalzi, fece 10 stoppate sotto la propria plancia, e concretizzò 10 assist mandando a segno i propri compagni di viaggio. Nel 1992 addirittura gli Houston Rockets mancarono la partecipazione ai play-off: via Coach Don Cheney arriva Rudy Tomjanovich. Intorno ad Hakeem costruiscono una squadra con Vernon Maxwell, Kenny Smith, Otis Thorpe e i giovanissimi rookie, ovvero le matricole, Sam Cassell e Robert Horry. Il 1993 fu un anno clamoroso, per Olajuwon: miglior difensore della lega, guidò all’ingresso nei play-off i Rockets ma al secondo turno i Seattle Supersonics, per la terza volta in 6 anni, fanno secchi i cestisti texani.
Il basket americano, nel frattempo, vive il secondo anno senza Jordan, con i Bulls che venivano da tre titoli di fila vinti; Houston aspetta al varco i New York Knicks. Si arriva in gara 6, Olajuwon stoppa all’ultimo secondo, con i Knicks avanti 3 a 2, un certo John Starks. Si va a gara 7 e vincono i Rockets, con Hakeem, ora, diventato The Dream, il sogno. Che si trasforma in realtà, per la franchigia texana. Lui viene votato miglior difensore, miglior giocatore in assoluto ossia il più incisivo e determinante; e anche l’MVP delle Finals, unico giocatore della storia ad aver ottenuto questi tre riconoscimenti nella medesima stagione agonistica.
L’anello di congiunzione nel ciclo degli Houston Rockets si chiude nell’autunno 94 quando la squadra rinuncia a Otis Thorpe per prendere Clyde Drexler dai Portland Trail Blazers, due anni prima oro olimpico in Spagna. I due si ritrovano dopo i tempi delle tre finali di college con un solo successo. C’è da scrivere una storia. Il livello di Basket espresso dagli Houston è crescente anche se al termine della regular season entrano nei play-off con un sesto posto assai mediocre. I Rockets fanno secchi gli Utah Jazz, i Phoenix Suns, che pure erano sul 3-1 con il match-point a disposizione. Nella finale di Conference della West Coast derby texano per eccellenza: gli Houston fanno fuori i San Antonio Spurs, avversario pericoloso perché l’alter-ego di Olajuwon è l’Ammiraglio, il pivot David Robinson: Hakeem realizza 35 punti di media prima dell’ultimo atto, le Finals, contro i 25 segnati dall’avversario e collega centro. Vince Houston 4-2. In finale altro grandissimo duello, contro gli Orlando Magic ma soprattutto contro l’astro crescente del basket USA, Shaquille O’Neal, giovanissimo. Non ci sarebbe stata partita: 4-0 per Houston e secondo titolo di fila, quello del 1995.
Nel 1996 Olajuwon fa parte del secondo Dream Team e gli Stati Uniti volano verso il secondo oro di fila nella storia dell’ammissione dei professionisti ai Giochi Olimpici, tradizionalmente manifestazione che ospitava la squadra universitaria, degli States.
Tornando al campionato NBA, gli Houston successivi non riuscirono a compiere altre grandi imprese perché Hakeem esce nel 1997 per merito degli Utah Jazz di John Stockton e Karl Malone, nonostante i Rockets, oltre a Drexler, avessero rilevato anche Sir Charles Barkley.
Nel 2002 Olajuwon chiude la carriera coi Toronto Raptors. La media punti della carriera del nigeriano ha sfiorato i 22 punti per partita giocata, oltre 11 rimbalzi, con 2 assist e mezzo a partita, e 3,1 stoppate.
Olajuwon è impegnato in maniera costante in azioni di beneficenza e di aiuto in favore di alcuni paesi africani in difficoltà; attualmente, inoltre, svolge il ruolo di ambasciatore ufficiale della NBA nel continente africano.
Possiede tuttora una casa nell’area di Houston ed è attivo nel settore immobiliare. Con la collaborazione dell’autore Peter Knobles ha inoltre pubblicato la sua biografia, dal titolo Living the dream, my life and basketball.