Franco Causio una festa di compleanno all’ala, come sempre

Leccese, ha giocato 11 anni nella Juventus poi nell’Udinese di Zico

 

Franco Causio compie gli anni il 1° febbraio: il Barone del Calcio giocato in Italia nasce nel 1949 a Lecce. E nella sua città inizia a giocare tra i professionisti, in Serie C, nella stagione sportiva 1964-65. La seconda stagione l’ala pugliese va alla Sambenedettese, stessa categoria, poi due anni con la Juventus, che lo cede, per un anno, in B a Reggio Calabria. Torna in Serie A col Palermo, prima di vivere una stupenda, intensa parabola con la Vecchia Signora del calcio italiano per ben 11 anni. Nella massima divisione ha giocato 414 partite segnando ben 61 reti. In B 30 gare andando in gol in 5 occasioni. In Serie C 16 presenze ma nessuna volta, in porta.

Con la Juventus ha vinto dal 1972 all’81 ben 6 scudetti, una Coppa Italia, nel 1979, quando il campionato venne vinto, per la decima volta, dal Milan di Nils Liedholm. In bianconero il successo più importante lo ha ottenuto in Europa, vincendo la Coppa Uefa nel 1977: era una grandissima squadra, quella di Giovanni Trapattoni.

Contemporaneamente il Barone Causio ha vissuto un amore profondo in azzurro: con la Nazionale avrebbe giocato 63 volte impreziosite da 6 gol. Se in Serie A ha cominciato a giocare in un Mantova-Juventus terminato 0-0, era il 21 gennaio 1968, con la squadra nazionale comincia un progressivo percorso il 20 aprile 1972, Italia-Belgio, finita anche questa a reti bianche.

Ala destra con una sopraffina tecnica, Franco Causio ha potuto mettere ogni volta il pallone dove ha ritenuto, a disposizione dei giocatori più avanzati, tra i quali Altafini, Boninsegna e Bettega, andati in gol spesso grazie alle sue rifiniture provenienti dalla corsia di competenza.

Con l’Italia l’esterno destro più conosciuto della storia juventina, ha vissuto il momento buio del torneo mondiale del 74 in Germania, quando fummo eliminati presto dalla Polonia, il momento di crescita, con il quarto posto ai Campionati del Mondo in Argentina nel 1978, dietro al Brasile all’Olanda e all’Argentina che vinse quell’edizione ai tempi supplementari con gli orange, vice-campioni assoluti per la seconda volta. E soprattutto Causio ha fatto parte dell’Italia Campione del Mondo del 1982 al Santiago Bernabeu contro la Germania dell’Ovest, entrando, come onore concessogli dal Commissario Tecnico Bearzot, a pochi minuti dalla fine. Proprio l’allenatore che ha completato Causio sotto il piano dell’utilizzo: quell’ala destra caparbia e tenace, in grado di essere pericoloso come assist-man e anche da elemento capace di andare al tiro, insieme a Cabrini, era diventato un punto fondamentale tanto per lo spartito offensivo che in fase di copertura e di recupero del pallone. E il Mondiale giocato, seppur per pochissimi minuti, lo ha consegnato alla storia del calcio italiano.

Tra i suoi 6 gol segnati in azzurro va ricordato quello contro l’Argentina il 26 maggio del 1979 all’Olimpico di Roma contro una formazione che era campionessa mondiale in carica. I sudamericani iridati erano in vantaggio per 1-0, era il 25’ del primo tempo: controllo di palla col petto, pallonetto delizioso al difensore che provava a marcarlo; e prima che il pallone ricadesse a terra, tiro al volo che entrava nel “sette” più lontano, con Fillol, portiere celebratissimo dappertutto, rimasto fermo, sul posto. La gara sarebbe poi terminata 2-2.

La parabola con la Juventus ha visto un cambio di posizione, con Trapattoni che spediva più esternamente Tardelli, poi Franco Causio sarebbe andato nell’Udinese, dove riprese a fare l’ala destro estraendo ancora dal cilindro qualche buona giocata in una formazione costruita, a inizio anni 80, su un certo Artur Antunes de Coimbra, detto Zico. 83 presenze in tre anni, alla corte friulana, corredati da 11 gol realizzati, non pochi: ma lui non era un bomber puro quanto un esterno, e quindi vanno valorizzate le idee, il cambio di velocità, nelle azioni d’attacco, le verticalizzazioni, sulla fascia come in fase di accentramento quando si attacca.

Trentacinquenne, nel 1984-85, il Barone di Lecce passa all’Inter e a Milano giocherà ben 24 partite su 30, in campionato, che non sono poche. Avrebbe ritrovato la sua città, Lecce, in Serie B, e con la maglia giallo-rossa salentina gioca segnando 3 volte ben 26 gare. Poi chiude la parabola sportiva agonistica a Trieste, dove gioca per 3 anni, fino alle 39 primavere.

Dopo il ritiro dal calcio professionistico farà parte da atleta, della Nazionale Over 40 e poi diventa dirigente in alcune società tra le quali la stessa Udinese. Infatti vive nella città friulana dove gestisce un proprio negozio di articoli sportivi, oltre ad aver fatto parte, in diverse occasioni, dei commenti tecnici di Sky nelle partite in diretta. Stabilmente è seconda voce per Udinese TV e va spesso ospite nei programmi della televisione regionale.

Nel 2015 Causio ha scritto un libro assieme a una prestigiosa firma del livello nazionale come Italo Cucci, dal titolo “Vincere è l’unica cosa che conta”. Una ulteriore curiosità proviene da un celebre brano musicale: Causio fa parte, con pochissimi eletti tra i quali Zaccarelli ed Antognoni, di una canzone cult di Rino Gaetano, Nuntereggaepiù.