Gilles Villeneuve
GILLES VILLENEUVE il Canadese Volante. Storia di un talento puro scomparso troppo presto, ma rimasto nel cuore dei tifosi dell’Automobilismo.
Questa è la storia, commovente, di un altro figlio del grande Drake, Enzo Ferrari: un figlio che non è appartenuto alla sua famiglia, ma che lui considerava suo. Gilles Villeneuve, nato a Saint Jean-sur Richielieu, in Canada, il 18 gennaio del 1950.
Iniziò a correre sulle motoslitte nella provincia in cui era nato, nella bella e vasta area canadese del Québec. Ben presto si cimenta con le monoposto, tanto che nel 1976 questo giovane e istintivo talento si aggiudica sia la Formula Atlantic nella sua nazione che quella degli Stati Uniti d’America. Impressiona subito gli addetti ai lavori, che lo chiamano in una delle scuderie più invidiate del pianeta, la McLaren, che lo fa esordire al Gran Premio della Gran Bretagna del 1977. Quando ancora nel campionato Formula Atlantic combatte contro avversari dall’assoluto valore, tra questi Keke Rosberg, finlandese, che 5 anni dopo con la scuderia più rappresentativa d’Italia, sarebbe diventato Campione del Mondo davanti a Didier Pironi.
Il giorno del suo primo Gran Premio Villeneuve, il 16 luglio 1977, guida la terza, delle McLaren, non il massimo, ma il mattino della corsa, durante il warm-up, realizza il miglior tempo, dopo essersi qualificato 9°: arriva 11esimo, e viene premiato con il trofeo Guidatore del Giorno, Driver of the day. Ma la Ferrari ebbe l’occhio lungo e ne ottenne i servigi per le successive due stagioni sportive al posto di Niki Lauda. Con la società automobilistica di Maranello vince una Race of Champions a Brands Hatch, in Inghilterra, gara di prestigiosa ma non inserita in quelle per il titolo di Formula1. Nel più importante campionato del globo terrestre, siamo nel 1978, Enzo Ferrari lo affianca a un pilota esperto quale l’argentino Carlos Reutemann, poi di lì in poi Villeneuve avrebbe vinto il primo Gran Premio, proprio quello del Canada, dove divenne popolarissimo acquisendo la cittadinanza onoraria di Montreal, e divenendo amato in tutta la regione natia, quella, stupenda, del Québec. La stagione successiva, nel 1979, avrebbe vinto altre 5 corse giungendo secondo nella classifica assoluta dei piloti dietro al compagno di squadra nella Ferrari che avrebbe conquistato il titolo di Campione del Mondo, il sudafricano Jody Scheckter. Il miglior risultato, per il Canadese Volante.
Due passaggi televisivi sono rimasti nella storia della stagione che vide il compagno di squadra sudafricano conquistare il mondo della Formula1: il Gran Premio di Francia combattutissimo per la seconda posizione, con Jean Pierre Jabouille scappato via. Villeneuve ingaggia un duello con René Arnoux di straordinaria intensità e senso del rischio, messi in campo da due signori piloti, il canadese volante e il francese della Renault. Sarà il ferrarista, a giungere secondo distogliendo l’attenzione addirittura dedicata, in altre situazioni, al vincitore. Stesso anno, Gran Premio d’Olanda. Supera Alan Jones ma esce di strada forando una gomma: guida con uno pneumatico finendo il giro ma fu costretto al ritiro, innescando il forte risentimento della commissione per la sicurezza, composta da Niki Lauda, Mario Andretti e Carlos Reutemann, oltre a Bernie Ecclestone. I quali minacciarono delle sanzioni, tra l’ammirato e la voglia di ricondurlo a una guida meno rischiosa, per lui e per gli altri in gara.
Ancora oggi, rivedendo quei filmati ingrigiti dal tempo e dalla forte delusioni di quanti gli hanno voluto bene, nelle telecronache della RAI curate dal bravo Mario Poltronieri, certi gesti tecnici e spericolati hanno consegnato alla storia dell’Automobilisimo questo giovanissimo e tenace driver. Un dolore immenso, per tutti, dal Drake al più lontano sostenitore dei Gran Premi di Formula1. Gilles, con quella faccia da bravo ragazzo, era l’amico, spericolato, se volete, che tutti avrebbero volentieri voluto di fianco. Il suo modo di guidare, coraggioso e portato all’estremo nei duelli con Patrick Tambay, che poi sarebbe diventato anch’egli ferrarista, con René Arnoux della Renault, con Didier Pironi, e con lo stesso Professore, Alain Prost, fanno parte di un periodo probabilmente irripetibile, della Formula1. Con pennellate nelle traiettorie che ancora oggi sono ritenute dei capolavori di abilità, di sfrontato e forse esagerato coraggio.
Nel 1980 non sarebbero arrivate tante soddisfazioni: pochi, i punti raccolti, il che, l’anno dopo la conquista di un titolo mondiale, può accadere. Nel 1981 lascia le corse Scheckter e Villeneuve diventa prima guida con l’arrivo di Didier Pironi in Ferrari: i risultati arriveranno a corrente alternata, e al termine del campionato il canadese sarà soltanto il settimo, in classifica generale.
La sua parabola venne interrotta bruscamente, in maniera violenta, nelle prove del Gran Premio del Belgio, a Zolder, nel 1982, in uno schianto assurdo con la March di Jochen Mass, mentre l’alfiere di Enzo Ferrari guidava una 126 C2.
L’ultimo atto fu il 1982 in cui il canadese viveva momenti complicati sul piano personale, ai quali si aggiunsero le tensioni tra le due federazioni automobilistiche più rilevanti, la FISA e la FOCA, per questioni di regolamento legate al peso delle vetture in gara. Il Gran Premio di San Marino fu boicottato da Lotus, Brabham e McLaren: vi parteciparono 14 vetture, con le due Ferrari, quelle di Villeneuve e Pironi, prime con ampio distacco. Ci fu un duello serrato fino alla fine con il francese che durante l’ultimo giro passa alla Curva della Tosa Gilles, che non la prende bene, giungendo secondo. Fu la fine di un’amicizia. Nemmeno il carisma di Enzo Ferrari riuscì a ricucire la relazione dei suoi due alfieri.
Due settimane dopo il Gran Premio di Imola, è l’8 maggio 1982, a Zolder, a pochi minuti dalla fine delle qualifiche, Jochen Mass si sposta a destra pensando che Gilles lo passasse a sinistra, e invece fece l’opposto. La Ferrari urtò la Mc Laren, e la numero 27 del canadese fece una traiettoria di 25 metri sbalzando Villeneuve a 50 metri, sulla rete di recinzione; il casco arriva a 100 metri dall’impatto, le scarpe a 200, il volante a 180 metri dalla collisione tra le due vetture. Sono le 13.52. Viene sbattuto via in modo violento con la rottura delle cinte di sicurezza: il Professor De Looz si rende conto della gravità della situazione, e chiama il Dottor Watkins che contatta, su richiesta di Marco Piccinini, braccio destro di Enzo Ferrari, il migliore tra gli specialisti, il suo amico dei tempi universitari, il Dott. Gilles Bertrand. Con i primi due parla Joanna, la moglie di Gilles, raggiunta telefonicamente da Scheckter; lei arriva da Montecarlo, dove stava organizzando la comunione della figlia Mélanie. La moglie dell’amico Jody la raggiunge a casa e le somministra dei calmanti, dopo che Joanna ha avuto ripetute crisi emotive. Pamela Scheckter e la Signora Villeneuve partiranno in aereo per Bruxelles e la consorte del canadese, giunta in clinica, concederà, poco dopo le 21, l’autorizzazione a staccare le macchine che tenevano in vita il marito, che, se sopravvissuto, sarebbe stato ridotto a un paziente in stato vegetale comunque con danni non reversibili.
Dirà Enzo Ferrari: “Il mio passato è pieno di dolore e di tristi ricordi: mio padre, mia madre, mio fratello e mio figlio. Ora quando mi guardo indietro vedo tutti quelli che ho amato. E tra loro vi è anche questo grande uomo, Gilles Villeneuve. Io gli volevo bene”.
Il corpo di Villeneuve viene riportato il giorno dopo in Canada con un aereo concesso dal governo: il 12 maggio a Santa Ginevra di Berthierville, sua città, davanti a migliaia di persone, si celebrano i funerali del più importante pilota di auto della nazione. Partecipa il suo amico Scheckter, con Jackie Stewart. Tra i piloti in attività arrivò il solo Jacques Laffite. Enzo Ferrari, messo a dura prova, non se la sentì. I resti vennero portati al Cimitero dell’Est di Montreal per il più doloroso viaggio di un giovane amato e volato via troppo presto. In maniera definitiva.
Il figlio di Gilles Villeneuve, Jacques, avrebbe ripercorso le orme del padre ma con più metodo, senza quel clamoroso senso delle cose impossibile come finire un gran premio con 3 ruote e arrivare comunque sul podio: tuttavia l’erede del canadese è diventato Campione del Mondo nel 1997, unico pilota della sua nazione a raggiungere un traguardo del genere.
Dopo la morte di Gilles si scoprì che questo giovanotto dall’aria del bravo ragazzo, si fosse dichiarato nato nel 1952 e non nel 1950, vero anno di nascita, perché pensava che la sua età ritenuta avanzata dai team di Formula1, lo potesse penalizzare.
Dopo il triste episodio tante le iniziative per ricordarlo: una cura dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, al Circuito di Fiorano un busto all’entrata, e la Curva dell’incidente a Zolder. In Canada il circuito sull’Île Notre-Dame, a Montreal, dove si corre il Gran Premio del Canada, fu intitolato a Gilles Villeneuve nel 1982. E dieci anni dopo è stato aperto un museo a suo ricordo e onore a Berthierville, città in cui era cresciuto, con una statua a e un parco intitolato a suo nome. Nel 1993 Gilles è stato inserito nella Canadian Motorsports Hall of Fame. Nel mese di giugno 1997, a 15 anni da quella disgraziata mattinata belga, il Canada emise un francobollo dedicato al suo pilota più celebre. E molti libri sono stati dedicati a Villeneuve.
Un ricordo del sito sportivo quotidiano.net su una mostra organizzata nel 2017 da maggio a luglio, a Milano. Il servizio è della nota firma dei motori Leo Turrini.
https://www.quotidiano.net/sport/formula1/gilles-villeneuve-1.3097230