Violenza sulle donne. Il nostro Paese nel 2016 aveva registrato l’omicidio di 115 donne. Nel 2015 erano 120, nel 2014 erano 117 e 138 nel 2013. In Italia i casi di femminicidio tra Gennaio e Dicembre 2017 sono stati 113. Ogni due giorni, una donna muore per mano del marito, del compagno o dell’ex. Se poi si pensa che le campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne sono in continuo aumento, il dato che risulta dalle statistiche è allarmante.
Molto spesso le donne subiscono violenza psicologica e/o fisica in famiglia, ma non riescono ad uscire dalla situazione che le travolge facendole cadere, giorno dopo giorno, sempre più in basso. Nel nostro Paese, come nel resto dell’ Europa, esiste una rete di aiuto che accoglie e assiste le donne vittime di violenza in un percorso che si conclude con la fuoriuscita dalla situazione.
Come funzionano i centri antiviolenza?
Sono delle strutture distribuite in tutto il territorio che offrono rifugio alla donne che subiscono violenza. Ogni donna che viene maltrattata, umiliata o perseguitata può rivolgersi ad un centro antiviolenza. Il numero verde è il 1522, attivo ogni giorno 24 ore su 24, e mette la persona in collegamento con il Centro più vicino. Dietro c’è il lavoro di tante altre donne che si impegnano ogni giorno a far fronte alle richieste di aiuto e protezione.
Onlus ha fatto una mappatura della Case delle donne, contandone ben 160 nel nostro Paese. Poi c’è Women Against Violence Europe (WAVE), una rete istituita nel 1994 che accoglie 45 Paesi, 28 di questi sono dell’ Unione. Nei fatti comprende 4.000 Centri Antiviolenza, sparsi in tutta Europa. Il coordinamento in Italia è affidato dal 2008 a D.i.Re (Donne in rete contro la violenza).
Anche se dal 2013 le pene si sono inasprite, prevedendo l’arresto in caso di stalking; l’allontanamento dalla dimora familiare del maltrattante, in realtà, questo non è ancora sufficiente. La pena non c’è ancora, perché il tempo che un assassinio trascorre in carcere non è paragonabile al reato commesso.