Geloni alle mani? Un problema stagionale che ha le sue complicazioni se è preso troppo sotto gamba. La definizione di gelone spiega che si tratta dell’insieme dei “danni alla pelle e ai tessuti provocati dall’esposizione a basse temperature, tipicamente inferiori allo zero circa”. Possono arrivare in qualsiasi parte del corpo ma è comprovato che le estremità come mani, piedi, orecchie, naso e labbra (per loro natura stessa) sono le zone più a rischio. Se avete voglia di sapere come curarsi dai geloni, acquisendo informazioni chiave sul tema e, soprattutto, informazioni sui rimedi possibili, ecco una guida esaustiva sul tema che, seppur non completa, ha la volontà di darvi tutti gli strumenti per evitare che siate vittime di questo fastidioso disturbo. Ecco cosa c’è da tenere a mente.
- si raffredda moltissimo;
- si intorpidisce;
- si indurisce;
- diventa pallida.
Esistono diversi tipi di congelamento. Quello di primo grado irrita la pelle ma provoca lesioni non permanenti che si possono lenire con interventi di primo soccorso (come ad esempio scaldare lentamente la pelle con acqua tiepida). Quello vero e proprio, invece, è un’emergenza medica perché può seriamente danneggiare la cute, i tessuti, i muscoli e le ossa causando complicazioni tipo infezioni e lesioni ai nervi.
Perché ci sono i geloni
La causa più frequente per i geloni alle mani è l’esposizione al freddo ma possono anche arrivare a causa dell’esposizione diretta a materiali gelidi, come ad esempio al ghiaccio. Tecnicamente succede che la riposta del corpo al freddo causi un restringimento dei vasi sanguigni (vasocostrizione) in modo tale che il flusso di sangue alle zone periferiche rallenti fino ad aumentare l’apporto ematico agli organi vitali.
Il fatto che il sangue venga allontanato dalle estremità, fa sì che queste parti del corpo diventino più fredde e che la componente liquida dei tessuti possa congelare creando cristalli di ghiaccio. Questi cristalli possono causare danni cellulari e tissutali gravi nell’area interessata. Non solo. Il basso apporto di sangue priva i tessuti di ossigeno. Se il flusso non viene ripristinato, ci può essere anche morte tissutale.
E come arriva il congelamento? Principalmente in due modi:
Per ipotermia
Se l’organismo perde più calore di quanto ne produca va in ipotermia. E’ rischiosa perché, in questo modo, la temperatura del corpo si abbassa pericolosamente. C’è da sapere che, se la temperatura interna si abbassa, la circolazione rallenta e gli organi vitali corrono un serio pericolo. La ragione per cui sono le mani a fare spesso le spese è che il nostro istinto di sopravvivenza ci porta a sacrificare le estremità a discapito degli organi vitali.
Per contatto diretto
Se toccate il ghiaccio o il metallo, il calore lascia il corpo per conduzione. L’esposizione abbassa la temperatura della pelle e fa congelare i tessuti. Ecco perché, ai tempi della fallimentare spedizione in Russia di Napoleone, i soldati che abbracciavano i cannoni passavano a miglior vita.
Gli individui a maggior rischio geloni
Non siamo tutti uguali, neanche nella malattia. Chi rischia di più? Ecco la lista delle categorie più esposte ai geloni alle mani:
- soggetti che praticano sport invernali e in alta montagna, come alpinisti e sciatori;
- chiunque si ritrovi confinato in condizioni di freddo intenso;
- lavoratori esposti a condizioni ambientali dure per periodi prolungati (come soldati, marinai e soccorritori);
- senzatetto;
- bambini molto piccoli e individui molto anziani, il cui organismo ha meno capacità di regolare la temperatura corporea;
- soggetti affetti da condizioni che causano danni vascolari o problemi circolatori (come il diabete o il fenomeno di Raynaud);
- persone in terapia con farmaci vasocostrittori, inclusi i beta-bloccanti.
Anche chi assume abitualmente droghe o alcolici è più esposto perché droghe e alcool possono indurre comportamenti rischiosi, rendendo il soggetto reo di incapacità di reagire al freddo o facendolo assopire in ambienti freddi. Considerando che, come è prevedibile, i geloni nei nostri climi sono spesso più frequenti nei mesi invernali, si può fare un’ottima azione di prevenzione sul gelone lavorando per tempo al cambio stagionale.
Come riconoscere un gelone
Se la prevenzione è importante, anche agire tempestivamente è importante. Ecco perché dovete conoscere i sintomi dei geloni. Di base si distinguono tre stadi, più la temperatura è bassa e l’esposizione del corpo prolungata, più gravi diventano i geloni.
Stadio iniziale
Si tratta di uno sbranamento della cute in modo visibile e di un crescente formicolio che si trasforma in punture di ago e poi in fitte costanti. In questa fase le zone più colpite del nostro corpo sono quelle più piccole e più esposte dell’organismo, come ad esempio le dita delle mani e dei piedi, il naso, le orecchie, le guance e il mento. Capita spesso che sia qualcun altro a farlo notare perché la zona rimane intorpidita e la sensibilità diminuisce.
Stadio intermedio
Se allo stadio iniziale non tornate in zone calde, l’area colpita diventa dura e congelata. Attenzione, però, perché. quando eventualmente rialzerete la temperatura della cute e il tessuto si sgelerà, la pelle diventerà rossa e bollosa, eventualmente dolorante. Ci possono essere gonfiore e prurito. Qui i geloni sono superficiali, perché sono interessati gli strati superficiali della pelle. Sotto le bolle, la pelle in genere è ancora integra ma è importante che prevediate un trattamento serio per ridurre al minimo le conseguenze.
Stadio avanzato
La pelle bianca diventa blu o marezzata e il tessuto sottostante diventa duro e freddo al tatto. Qua, purtroppo, ci sono danni sotto la pelle a tendini, muscoli, nervi e ossa. In questi casi, si parla di geloni profondi, che richiedono il ricorso tempestivo a cure mediche. Allo sgelo, avrete bolle piene di sangue che diventano spesse escare nere. Se viene raggiunto questo stadio, è probabile che ci sia anche una morte tessutale per cui si parla di necrosi tessutale. il tessuto colpito dovrà essere rimosso per prevenire infezioni.
I pericoli del gelone
In caso di morte tessutale, la zona morta non avrà più un apporto di sangue. Ciò può rendere la parte molto vulnerabile alle infezioni, perché il corpo ha bisogno dei globuli bianchi per combatterle. Ecco perché le vittime di geloni sono a maggiore rischio di infezioni batteriche delle ferite, come il tetano. Non solo. E’ risaputo che complicanza molto grave può essere la sepsi ossia la diffusione dell’infezione nel sangue, che richiede il trattamento con antibiotici. Ambedue le condizioni richiedono, comunque, il ricovero ospedaliero.
Chi ha sofferto di congelamento grave può, inoltre, andare incontro a un aumentato rischio di nuovi episodi e insensibilità o anomalie nervose permanenti nella zona colpita. Dopo aver sofferto di geloni, alcuni individui sviluppano problemi cronici, come aumentata sensibilità al freddo, insensibilità, rigidità e dolore dell’area colpita.
Cura e terapia dei geloni
Come ci si cura da un gelone? Il trattamento dipende dalla gravità dei sintomi per cui consultare un medico è sempre la strategia migliore. Considerate, nel frattempo, che:
- se i sintomi sono lievi, vi basterà un parere del vostro medico curante;
- se sono gravi, dovrete correre in fretta al pronto soccorso più vicino;
- se siete addirittura impossibilitati a muovervi, dovrete chiamare il 118 per avere un’ambulanza.
Primo soccorso
E se un’assistenza medica non è disponibile? Nessun panico. Ecco i diversi modi in cui geloni e ipotermia possono essere trattati:
- Spostarsi in un posto più caldo (se possibile); se i geloni colpiscono piedi e dita dei piedi, è meglio evitare di camminare, perché si potrebbe ulteriormente peggiorare il quadro (anche se nelle situazioni d’emergenza ciò non è sempre possibile).
- Sostituire indumenti bagnati con vestiti morbidi e asciutti, per bloccare ulteriori perdite di calore.
- Scaldare il corpo avvolgendolo in coperte e proteggendo le parti congelate.
- Non strofinare le aree colpite né applicarvi direttamente calore (per esempio con un fuoco o uno scaldino) perché si potrebbero peggiorare le lesioni.
- In caso di geloni, non fumare (né permettere il fumo nelle vicinanze) perché il fumo può interagire con la circolazione sanguigna.
Ripristino del calore nelle aree congelate
Tornare al caldo è importante ma lo dovete fare con raziocinio. Dovete riscaldare solo se avrete la certezza di non tornare mai più esposti al freddo o i danni potrebbero essere micidiali. L’ideale sarebbe avere una supervisione medica, perché può essere un processo doloroso e ci può essere bisogno di analgesici e di valutazioni mediche esperte. A parte questo, ideale è un bagno con idromassaggio contenente un antisettico blando. La zona colpita dovrà essere riscaldata lentamente, immergendola in acqua tiepida e mai calda. Si raccomanda un bagno con una temperatura di 40-41°C.
Quando deve durare il riscaldamento? Almeno 30 minuti e dovrà essere interrotto solo una volta che la parte colpita assuma un colore rosso porpora e possa essere mossa facilmente. Dovete prevedere di fare questo processo due volte al giorno finché non ci sono segni evidenti, come per esempio la ricrescita della pelle e il ripristino di un colore normale, che la parte colpita stia migliorando.
Dopo il riscaldamento
Una volta scongelato il gelone, l’area danneggiata dovrà essere fasciata delicatamente con bende pulite, separando bene le dita. La pulizia va tenuta costante per scongiurare infezioni.
Evitate anche troppi movimenti per tenere gli arti fermi e, possibilmente, in alto. Evitate di camminare su piedi e dita di piedi riscaldati, perché i tessuti sono molto delicati e provocano dolore.
E la cute? Tornata al calore sarà scolorita e bollosa e potrà ricoprirsi di escare. Se i geloni sono superficiali, sotto la pelle scolorita e le escare si formerà nuova pelle rosa ma in generale la situazione non tornerà nella norma in meno di sei mesi.
ottimo