Brundibàr, al Teatro Palladium, il 27 gennaio, alle 20. L’opera per bambini, di Jans Krása, scritta nel 1938 su libretto di Adolf Hoffmeister, vuole essere un’opera per non dimenticare. Saranno protagoniste dello spettacolo le giovani stelle del Teatro dell’Opera di Roma, la Scuola di Canto Corale e la Youth Orchestra.
Brundibàr trasmette i valori della memoria e della tolleranza
“E’ un’opera per tutti: i valori trasmessi sono per tutti e sono i valori della memoria e della tolleranza. Brundibàr è un capitolo terribile della storia dell’umanità. Lo spettacolo ha qualcosa di leggero e di favolistico, dev’essere così. Il sipario si apre sulle camerate, coi lettini, che ognuno di noi può vedere nei campi di concentramento. Ho voluto fare un preludio alla vera opera, con un rumore del treno molto forte”, ha affermato Cesare Scarton, regista dello spettacolo, a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus.
Il lavoro andò infatti in scena per la prima volta il 23 settembre 1943 nella fortezza di Terezín, a circa 60km da Praga, controllata dal 1941 dalle SS che, a puro scopo propagandistico, concedevano l’organizzazione di attività culturali. In questo ghetto-prigione transitarono 140.000 ebrei cechi tra cui compositori, strumentisti e cantanti, che poterono continuare a svolgere la loro professione, nonostante il regime concentrazionario. La presenza nel lager di Terezín di circa 15.000 bambini, protagonisti delle cinquantacinque repliche di Brundibár (dal 1943 al 1944), è testimoniata da oltre 4.000 disegni da loro eseguiti e ritrovati nelle valigie di Friedl Dicker-Brandeis, pittrice viennese deportata a Terezín nel 1942 e morta a Birkenau nel 1944. In occasione della messa in scena verranno esposti alcuni di questi disegni in una mostra organizzata in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Ceca presso la Santa sede e il Museo Ebraico di Praga.
“I bambini indossano gli orribili costumi da prigionieri, lentamente salgono sul palcoscenico, hanno delle valigie, dei residui della vita precedente, prima di entrare nel campo di concentramento: si capisce che sono appena scesi dal treno. Viene inscenata una camerata che fiorisce nei colori. La storia finisce con la cacciata di Brundibar, il prepotente, il tiranno. Sul finale c’è un altro treno, sarà un viaggio di sola andata. Il sipario si chiude sul buio.”
La favola degli orrori
Brundibàr “rimane una favola, ma raccontata in un posto di morte, orrori e sofferenze atroci”, ha sottolineato il regista.