Giubbotti pieni di sabbia: abbiamo voluto confrontare il parere di uno psicologo, ovvero di Ilario Mammone; e quello di un sociologo, Francesco Rao, dirigente nazionale dell’Associazione Sociologi, a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus. I due non si sono dimostrati concordi sulla trovata tedesca. Nel primo caso, Mammone ha parlato di ricerca di prove scientifiche dicendo: “Occorre avvicinarsi ad un fenomeno attraverso il metodo scientifico.” Mentre, Francesco Rao è stato più diretto, ed è tornato sull’importanza del gioco per i bambini iperattivi, a scapito di una soluzione “restrittiva”, quale quella del giubbotto è.

“Il bambino è una inesauribile fonte di energia. Come vive? I genitori lasciano i figli giornate intere davanti alla TV. Nel gioco c’è un’attività importante che si chiama ‘scuola delle regole’, dove si imparano a rispettare i momenti, i tempi. Nel gioco tutto può servire a costruire la quotidianità in modo più sereno. Gli insegnanti tedeschi hanno pensato, coi giubbotti pieni di sabbia, ad una soluzione restrittiva”, ha affermato il sociologo Rao.

La società in cui viviamo

Alcune responsabilità dell’idea che si è diffusa in Germania, sarebbero della società in cui viviamo, del momento storico che attraversiamo, e delle incapacità, che abbiamo, di riuscire a gestire i problemi, come l’iperattività. “Viviamo una società che richiede effetti immediati per tutto. Da quindici anni opero nel mondo della scuola, e mi occupo di inclusione sociale, e scopro che questo eccesso di movimentazione c’è quando il ragazzo non è interessato a quello che accade in aula. Nelle scuole medie e superiori le distrazioni aumentano perché aumentano gli interessi dei bambini. Nella scuola elementare il bambino è più controllabile. In generale, la soglia d’attenzione dei ragazzi è bassissima, per loro ogni scusa è buona per muoversi. Questi bambini stanno crescendo più tardi, e il sistema dei valori lo acquisiscono più tardi”, ha sottolineato Francesco Rao.

Giubbotti pieni di sabbia: differente è stata l’analisi proposta dallo psicologo Ilario Mammone, psicologo clinico, e psicoterapeuta. L’esperto ha detto: “L’uso di un qualsiasi dispositivo, ad esempio il giubbotto, in questione, deve esser giudicato e scelto solo sulla base del metodo scientifico e solo dopo essere stato confrontato con altri dispositivi esistenti (pensiamo ai farmaci che si usano per l’adhd). In altre parole, non bisogna mai avere pregiudizi, anche se può somigliare ad una camicia di forza, bisogna capire quali sono gli effetti su chi lo usa, quale impatto può avere sulla vita delle persone e quali vantaggi o svantaggi presenta se confrontato con altri strumenti clinici.”

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