Allattare in Senato non è ancora possibile. L’emendamento proposto da Manuela Serra è stato bocciato da 111 persone, e prima della bocciatura è stato accompagnato da osservazioni improbabili. Ne abbiamo parlato a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus, provando a spiegare il perché dei no. “Le chiacchiere sono tante, la retorica pure. E’ nella pratica che si vedono i cambiamenti”, ha affermato Manuela Serra.

Il perché dell’emendamento

“Mi sono trovata nella condizione di dover mancare a moltissime votazioni, quando Beatrice doveva mangiare mi assentavo io. L’allattamento è un momento di vita, per questo ho dovuto dare la precedenza a mia figlia. Io e la collega Barbara Lezzi non abbiamo avuto nessuna deroga: non esiste per i parlamentari né l’assenza per maternità, né la possibilità di giustificare assenze. Ho scritto questo emendamento in linea con quello che accade nel Parlamento europeo. Ho constatato che il 99% delle persone non sanno cosa significhi doversi assentare per dare da mangiare ad un bambino appena nato”, ha aggiunto Manuela Serra.

Un messaggio negativo al Paese

Il no del Senato alle mamme che allattano è un messaggio al Paese, è un segnale, ed è coerente col trattamento che le donne sono costrette a subire: nel lavoro, in ambienti pubblici, alcune volte nella relazione col partner. “Quando ho proposto l’emendamento tutti avevano dato l’ok, il presidente ci aveva anche dato la possibilità di avere uno spazio, un ufficio apposito. La cosa vergognosa sono state le discussioni in aula, con osservazioni improbabili, tutte registrate. L’allattamento non è per niente pornografico. I no sono stati dati da Buemi, e altri. Si sono dimostrati quasi offesi dall’emendamento. Bisogna cambiare questa mentalità, e il livello sociale esistente nel parlamento, molto umile rispetto alle necessità di un Paese che sta cambiando. Siamo lontani dai principi di valore sociale, dall’impegno sulla vita, sulla famiglia”, ha sottolineato Serra. 

Allattare in Senato: al 22 gennaio 2018 non è ancora possibile.

 

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