Baby gang: fenomeno sociale di preoccupante entità. Cosa ha perso il sistema in cui viviamo? “Autorevolezza”, ha affermato Mario Rusconi, a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus.

“La scuola per molti di loro è una dimora”

“Il problema non è legato all’insegnamento, ma trovare ragazzi disponibili ad essere formati. Le baby gang sono presenti in città e zone dove la scuola rappresenta una dimora. Molti di loro, intorno agli otto, o nove anni, lasciano il percorso formativo, vengono bocciati, vivono una situazione familiare disastrosa. Come risanare un contesto sociale che permetta di essere inseriti in un percorso educativo? La scuola italiana è molto rigida, c’è scarsa flessibilità, è necessario mandare più insegnanti”, ha affermato Rusconi.

 

Non tutti i ragazzi che entrano a far parte di una baby gang provengono da una famiglia disagiata, anche per questo motivo, il rischio che entrino nel gruppo altri coetanei preoccupa i genitori. “La società si è affievolita, manca autorevolezza, anche da parte dei genitori. I social non aiutano, sono invasivi. In Italia c’è un aggravante, sia delle scuola statali che di quelle paritarie, o comunemente chiamate private: è l’unico sistema che non ha un sistema di valutazione, e se non abbiamo un sistema di valutazione noi non sappiamo se un progetto educativo funziona o meno”, ha aggiunto Mario Rusconi. 

“In questi giorni ho rilanciato l’idea di un codice deontologico per gli insegnanti, cioè un indicazione etico – professionale di quelle che dovrebbero essere le direttrici di comportamenti che ogni professionista del mondo scolastico dovrebbe seguire. Il fenomeno delle baby gang è presente in più regioni del Paese. Ci sono zone che tengono di più, sono quelle dove è presente un tessuto sociale più solido, per cui una famiglia, uno studente, si riconosce in quelle che sono le opzioni etiche della società”, ha concluso così il presidente Rusconi.

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