Università .“Abolire le tasse universitarie e potenziare il diritto allo studio significa semplicemente contrastare i numeri della vergogna del nostro Paese: 26% di laureati (tra 30 e 34 anni) rispetto al 40% che viene richiesto dall’Europa nell’ambito del progetto Horizon 2020. Dobbiamo confrontarci, inoltre, con i 45.000 immatricolati in meno di oggi rispetto al 2004-2005. Questa emorragia di studenti è solo una delle conseguenze di una politica di tagli che ha portato il sistema accademico italiano ad un taglio di circa 1,2 miliardi di euro dal 2008 ad oggi. Un sistema così pesantemente sotto finanziato oltre a spingere i nostri giovani laureati fuori dai confini nazionali, non risulta nemmeno attrattivo per coloro i quali dovrebbero venire nel nostro paese a formarsi”.

Lo afferma Claudia Pratelli, responsabile scuola e università di Sinistra Italiana, rispondendo alle domande di Alessio Moriggi, all’interno del programma Open Day, sugli 89.100 FM di radio Cusano Campus.

Pratelli, l’abolizione delle tasse proposta da Grasso ha sollevato un polverone di polemiche dal quale è emersa un’obiezione su tutte: in questo modo si rischia di fare i Robin Hood al contrario, con i meno abbienti che si troverebbero a pagare l’ università ai più ricchi.

“I più ricchi devono pagare di più e lo faranno attraverso una fiscalità generale resa più progressiva. Ed è pure giusto abolire il numero chiuso, è nel nostro programma. Andare all’università è un lusso per ricchi: per questo rimuovere le barriere materiali è necessario”.

“La proposta – scrive Pratelli – affonda le sue radici nella storia del welfare universalistico ma non si ferma qui. Nella nostra visione globale di sistema universitario c’è da mettere mano ad un nuovo metodo di reclutamento, ad una nuova valutazione della ricerca ed a una stabilizzazione dei lavoratori precari della ricerca. I diversi segmenti del sistema accademico nazionale devono tornare a lavorare insieme e in sinergia”.

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