Cinque anni fa Angelina Jolie annunciò pubblicamente di essersi sottoposta ad una doppia mastectomia e questo indusse le donne di tutto il mondo a fare esami e screening. Ad oggi, dopo che la bella attrice ha deciso di farsi rimuovere anche le ovaie, è emerso che la mutazione del gene Brca, che aumenta il rischio di cancro al seno, non è una condanna a morte. Perché? Perché se si ha già il tumore al seno, la possibilità di sopravvivere sono le stesse che hanno le pazienti il cui DNA è mutato.
Cancro al seno: lo studio pubblicato sulla rivista “Lancet Oncology”
Questo è quanto emerso da un studio pubblicato dalla sull’ rivista Lancet Oncology, dove l’Università di Southampton, ha provato che una mastectomia dopo la diagnosi non può avere alcun effetto sulla speranza di sopravvivere.
L’équipe coordinata da Diana Eccles, dell’università di Southampton, ha seguito per 10 anni le cartelle cliniche appartenenti a 2.733 donne comprese tra i 18 e i 40 anni che avevano già avuto una diagnosi di cancro al seno. Il 12% di queste donne aveva la mutazione. Nell’arco di 10 anni non erano sopravvissute al cancro 651 donne e la mortalità è risultata uguale in entrambi i gruppi. Un terzo delle donne con la mutazione, quindi con i geni di Jolie, aveva optato per la doppia mastectomia
Gli autori sottolineano che, però questo tipo di intervento non ha cambiato la probabilità di sopravvivenza.
Ad ogni modo, sebbene l’intervento non sembri aumentare le chance di sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi, secondo i ricercatori, questo potrebbe comunque avere un effetto protettivo più in là negli anni.
“Questo ci dice che l’intervento radicale non deve essere fatto subito, insieme agli altri trattamenti – sottolinea alla Bbc Diane Eccles, l’autore principale –, anche se probabilmente la mastectomia può dare benefici a lungo termine, venti o trent’anni dopo la diagnosi iniziale”.