Università. Tasse universitarie da abolire per un’accademia libera e il cui accesso non sia precluso a nessuno. La proposta-promessa di Pietro Grasso, leader di Liberi e Uguali, ha Acceso un dibattito che ha prodotto riflessioni e reazioni sia dall’interno del mondo politico che da quello dell’università. Radio Cusano campus ha raggiunto telefonicamente il Prof. Andrea Ichino, economista dell’Università di Bologna e dello European University Insitute, che ha commentato la proposta di LeU.

La proposta di LeU: giusta o sbagliata?

“Quella di Grasso è una proposta sbagliata sul piano dell’uguaglianza, su quello dell’efficienza e anche dal punto di vista del miglioramento del capitale umano di cui il paese ha bisogno per crescere”.

Grasso? Un Robin Hood al contrario

“Non si può fare un parallelismo con la scuola dell’obbligo perché lì ci vanno tutti e quindi finanziarla con la fiscalità generale significa tendere verso un’auspicabile redistribuzione tra ricchi e poveri. Nel caso dell’università, la probabilità che il povero si iscriva è molto più bassa rispetto ad un coetaneo benestante. Di conseguenza, Grasso fa un favore ai ricchi, si veste da Robin Hood ma ottiene l’effetto contrario”.

Una soluzione percorribile

“In Gran Bretagna sono state recentemente innalzate le tasse universitarie e non c’è traccia di una riduzione di iscrizioni. Questo per una serie di ragioni. Una di esse riguarda la massiccia erogazione di borse restituibili, una sorta di prestiti con restituzione condizionata al reddito futuro dello studente. la borsa dovrà essere ripagata solo se l’investimento avrà successo, ad esempio, solo se lo studente diventerà un medico o un avvocato con redditi elevati. Il vero costo degli studenti universitari è il reddito perso mentre si studia, non le tasse universitarie. E questo costo è compensato, nel Regno Unito, dai redditi elevati ai quali si accede grazie ad un’istruzione universitaria di qualità”.

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