Nella storia del Calcio d’Italia oggi ricordiamo Aldo Ballarin, nato il 10 gennaio del 1922 e che fu uno dei simboli del Grande Torino, scomparso in blocco nella Strage di Superga in quel piovoso e doloroso giorno del 4 maggio 1949. E’ stato il giorno più difficile di una nazionale che viveva la Ricostruzione, a 4 anni da una guerra che ci ha visto sconfitti e succubi, coloni, dei vincitori, con l’Italia che sarebbe stata una colonia statunitense talvolta priva di dignità internazionale. Il Grande Torino, tra gli altri, cadde, tra le nuvole e la pioggia, sul basamento esterno della Basilica di Superga: mezzo milione di persone, avrebbero abbracciato nel capoluogo piemontese e prima capitale d’Italia. Ma tutta l’Italia, rimase male, di una sofferenza così profonda. Il Torino sarebbe tornato campione nazionale soltanto nel 1976 con Gigi Radice, a 28 anni dalla perdita assoluta di un meraviglioso patrimonio, umano e agonistico.
Aldo Ballarin giocava da difensore, esattamente come terzino destro, interpretando prima “il metodo” e poi tramite il “sistema”, come veniva chiamato tatticamente in quel periodo storico. Veneto di Chioggia gioca a Rovigo in Serie C fino al 1941, quando lo compra la Triestina, altra grande realtà del Calcio nostrano. Gioca due campionati in Serie A, con l’alabarda giuliana. Poi il Campionato Alta Italia con il Venezia che precede di pochissimo la Seconda Guerra Mondiale. Alla fine del conflitto lo rileva il Torino, per una cifra clamorosa, per uno che giocava nelle retrovie: addirittura per un milione e mezzo delle vecchie lire. In pratica più del suo capitano, Valentino Mazzola, ed Ezio Loik, messi assieme. Il presidente granata, Ferruccio Novo, ci aveva visto lungo, vista l’efficacia di Ballarin. Il Torino divenne quella squadra capace di vincere prima e dopo la guerra, e diventò il Grande Torino: che conquistò l’Italia dal 1945-46 fino alla sparizione per quella disgraziatissima giornata di ritorno dal Portogallo.
In ricordo della scomparsa di Aldo e Dino Ballarin il comune di Chioggia, dove sono sepolti i due fratelli, ha intitolato lo stadio comunale ai due calciatori. La stessa cosa è stata fatta dalla città di San Benedetto del Tronto, nel triste 1949.