#maipiùbullismo è il primo social coaching televisivo che racconta un fenomeno subdolo, e incompreso. “E’ la famiglia il problema. Gli adulti non vogliono vedere, caricano di ansia i figli, e si pongono in una situazione conflittuale con la scuola. Se i genitori parlassero tra di loro, e cercassero di comprendere il dramma che alcuni ragazzi vivono si potrebbe risolvere tutto diversamente, ma prevalgono altre componenti”, ha affermato Pablo Trincia, a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus.

Il ruolo degli psicologi

Se è vero che vittima e carnefice sono persone con caratteristiche simili, è anche vero che per affrontare il problema con maggiore leggerezza è necessario avere gli strumenti che servono. Solo gli psicologi possono essere d’aiuto in questo. Loro, in #maipiùbullismo, hanno un ruolo “invisivile. Ci consultiamo con una psicologa, Maura Manca, raccontiamo le storie dei ragazzi, la credibilità delle famiglie. Gli esperti servono ad approvare i casi”, ha aggiunto Trincia. 

Il bullismo è “un fenomeno frequente, accade in tante classi e scuole. Il bullismo non è soltanto calci e pugni, ma un fenomeno più sottile, difficile da raccontare, fatto di esclusioni, è un mondo vasto, molto psicologico: vogliamo raccontare questo. Le vittime attraverso i diari si rendono conto che essere presi continuamente in giro può minare l’autostima.” Così gli studenti acquisiscono una consapevolezza maggiore del problema. 

 

 

 

#maipiùbullismo vuole “riunire tutti i compagni di classe, e creare un ponte, farli dialogare tra loro”. Il conduttore della trasmissione si è detto soddisfatto del lavoro svolto, durante la passata edizione, e sottolinea: “Il programma non vuole accusare, né punire nessuno, ma spiegare il male che si fa agli altri. Molti ragazzi non riescono neppure a comprendere quanto male fanno.” 

La trasmissione è realizzata dalla Società Verve Media Company, in collaborazione con Rai e il MIUR, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Ascolta qui l’intervista integrale