La sentenza del Consiglio di Stato, emessa lo scorso 20 dicembre, ha aperto l’ennesima frattura all’interno del mondo della scuola. L’Adunanza Plenaria ha infatti stabilito che per i docenti della scuola primaria e dell’infanzia il requisito minimo necessario per insegnare è rappresentato dal titolo di laurea. Questo comporterebbe l’esclusione automatica dalle Graduatorie ad Esaurimento di tutti coloro i quali hanno insegnato e stanno insegnando con il titolo di diploma magistrale, ritenuto abilitante per chi lo avesse conseguito prima del 2001/2002. Radio Cusano Campus ha contattato Alessandra Michieletto, presidente del Comitato per la Tutela dei docenti Gae infanzia, che rivendicano la precedenza in graduatoria rispetto ai colleghi diplomati:

“Ci sono 26 mila precari storici inseriti a pieno titolo nelle Graduatorie ad Esaurimento infanzia e primaria fin dalla loro istituzione con la legge 296/2006 dei quali nessuno mai parla nel pianto greco dei comunicati sindacali, degli articoli di stampa cartacei e sul web, che caratterizza l’infuocato dibattito sviluppatosi in questi giorni, dopo la sentenza dell’Adunanza Plenaria sulla questione dell’inserimento dei diplomati magistrali nelle Graduatorie ad esaurimento”.

“26 mila precari per i quali non è valsa e non vale la tanto ora appellata continuità didattica, per i quali non si è mai parlato di licenziamento di massa anche se si sono ritrovati a perdere uno stipendio che fino al giugno precedente mandava avanti la famiglia. 26 mila precari che per rispettare sentenze cautelari di diversi organi giudiziali hanno pagato l’immediata applicazione delle stesse in termini di ruoli, supplenze annuali, ritrovandosi spesso costretti ad accettare un part-time o ad attendere supplenze brevi dalle graduatorie di istituto”.

“Ora spetta a qualcun altro rispettare le sentenze. A noi vanno invece restituite posizioni in graduatoria, ruoli e supplenze. Abbiamo dovuto tutelarci da soli perché né i sindacati, né tanto meno politica e amministrazione, sorde alle proposte di buon senso giunte da più parti ai loro tavoli per risolvere il contenzioso prima dei giudici, lo hanno fatto. E pare che dobbiamo continuare, ora come allora, ad auto tutelarci, perché nessuno abbia a decidere inaudita altera parte”.

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