Proteste in Iran. Lorenza Morello, giurista e fondatrice della Morello Consulting, è intervenuta i microfoni di Legge e Giustizia, trasmissione condotta da Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Che idea si è fatta di queste proteste in Iran?
Si tratta sicuramente delle più grandi manifestazioni dal 2009, l’anno delle proteste del “movimento dell’Onda Verde” , che denunciava i brogli elettorali.
Io dico, ben vengano le proteste che sono sempre sinonimo di una libertà che cerca di affermarsi con vigore.
Per quanto riguarda queste manifestazioni ci sono ancora dei punti poco chiari. Innanzitutto, sono iniziate a Mashhad, città molto conservatrice, situata al Nord dell’Iran. Dunque, secondo alcuni analisti, le proteste sono state organizzate dagli ultraconservatori, schieramento politico che si oppone alle politiche moderate di Hassan Rouhani. Nel giro di pochi giorni, si sono poi estese in decine di città.
Quali sono le cause di questa ondata di proteste?
Anche in questo caso, le cause sono economiche. Si chiedono migliori condizioni di vita, migliori prospettive di lavoro e si protesta contro l’aumento dei prezzi..
Fin da subito sono iniziati slogan politici anche contro la teocrazia islamica, il sistema di governo che dal 1979, anno della rivoluzione Khomeinista, è rimasto in vigore.
Che ruolo hanno gli Stati Uniti rispetto a queste proteste?
Penso che l’uscita del presidente degli Stati Uniti sia dovuta ad una questione fondamentale che concerne il Medio Oriente, perché queste proteste denunciano la veridicità di uno dei principi fondamentali della vita nel deserto: chi sembra forte non sempre lo è e chi non lo sembra non sempre lo è.
L’Iran è,infatti, il più importante vincitore della Guerra civile siriana, cosa che agli Stati Uniti interessa non poco e il Paese, allo stesso tempo, controlla una serie di territori contigui che vanno da Teheran a Beirut, tenendo quindi in scacco, grazie ai ribelli dello Yemen, l’Arabia Saudita.
Quali saranno le conseguenze di queste proteste?
La prospettiva è quella di un Paese in trasformazione. L’economia e la società andranno rivoluzionate perché influiranno con tutti i rapporti che l’Europa sta avendo con l’Iran.
Rispetto all’accesso che l’Iran ha recentemente ottenuto alle tecnologie, un ruolo chiave giocheranno le sanzioni. Queste misure, inizialmente, avevano colpito l’Iran con un impatto sul PIL del -4% rispetto ultimi 5 anni e non permettevano di esportare il petrolio verso l’Europa. Ciò ha contribuito ad aumentare l’inflazione del 25% rispetto al 2015.
Ritengo che le prospettive di cambiamento siano ampie per i temi legati ai costi dell’industria, dell’energia e del gas naturale.