Il Teatro dell’Opera di Roma si racconta attraverso gli arredi e i costumi, in una grandissima Mostra che sposta a Palazzo Braschi.

Francesco Reggiani, direttore dell’archivio storico del Teatro dell’Opera, è intervenuto a “Siamo ciò che paghiamo”, trasmissione condotta da Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Il Teatro dell’Opera di Roma sulla frontiera dell’arte
da Picasso a Kentridge 1880-2017
 
Museo di Roma a Palazzo Braschi
17 novembre 2017  – 11 marzo 2018

In cosa consiste questa esposizione della memoria storica del Teatro dell’Opera?

La mostra è molto bella e spero che in tanti vadano a vederla e gustarne i cromatismi e lo sviluppo storico scientifico della mostra.

Il Teatro dell’Opera, tra i più importanti del mondo, inizia con la storia di Roma Capitale, dopo il 1870.

La mostra si articola su 22 sale e ripercorre le parti di eccellenza di questo teatro, dalla sua inaugurazione avvenuta nel 1880, passando per la prima di Cavalleria Rusticana di Pietro Moscagni (1890). Questo suo grande successo diede al teatro un esito positivo culturale che, fino a quel momento non aveva. Il Teatro dell’Opera, infatti, non possedeva un’identità e non era assolutamente un punto di riferimento.

Da quel momento il Teatro divenì il luogo dove nasce l’opera Verista e la grande storia del teatro musicale del ‘900.

Quali grandi artisti hanno messo a disposizione del Teatro dell’ Opera la loro creatività?

Questo è il Teatro delle avanguardie. Basti pensare che nel 1911, la prima volta che vennero in Italia le Ballettes Russes, questa compagnia si esibì al Teatro dell’Opera. Nel 1917 vennero Picasso e Igor Stravinsky. Quest’ultimo diresse la prima assoluta di Feu d’artifice, le cui scenografie di Giacomo Balla non furono viste da nessuno per un problema all’impianto elettrico. Tanti altri grandi artisti hanno messo a disposizione la loro creatività da Clerici, De Chirico, Burri, Purificato.

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