Di corsa e di carriera, che ne sarà delle madri – professioniste alla ricerca di un posto nel mondo, del lavoro? Maria Antonietta Spadorcia, giornalista, moglie, e madre, racconta “la bellezza, e le difficoltà, della maternità dopo i trent’anni, e anche di più. Ho avuto il primo figlio a trentasette anni, e il secondo figlio, per scelta, a trentotto anni”, ha affermato Spadorcia, a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus. 

 

Di corsa e di carriera, la vita è uno slalom

“La vita è tutto uno slalom. Tutto è complicato, ma il mio è un diario ironico. Adesso che i figli sono cresciuti combatto anche con le chat delle mamme, che vogliono a tutti i costi apparire, invece, il segreto di una mamma, che lavora, è di accettare l’imperfezione. Parlavo con una mia amica e diceva che bisogna accettare di non essere al cento per cento”, ha aggiunto Spadorcia. Le mamme – professioniste al lavoro pensano alla famiglia, in famiglia pensano al lavoro.

“Ho due nonni fantastici, che mi danno una grandissima mano”, ha incalzato Maria Antonietta. “Per la donna è uno sforzo far quadrare il cerchio. Il problema è che dovrebbero parlare, e parlarsi, di più. La vicinanza delle mie amiche del cuore, a cui viene dedicato il primo capitolo del libro, è stata determinante” nel processo di apertura verso l’esterno. “Le mie amiche sono quelle che hanno formato il club, e la teoria, del tutto a posto.”

Come aiutare i genitori, a vivere meglio?

“I costi degli asili nido sono proibitivi, bisogna aiutare economicamente le famiglie. Alle donne spesso non è concesso avere un lavoro, e molte di loro rinunciano, ma non va bene. Ogni mamma deve tenersi stretta la propria attività, e far capire alla famiglia che è parte dell’equilibrio complessivo. Il ritorno al lavoro di alcune mamme è compromesso da una mancata sensibilità diffusa. Molte di loro devono andarsi a prendere il mouse dalla scrivania accanto”, ha evidenziato Maria Antonietta Spadorcia.

Un figlio “ti cambia la vita in tutto anche fisicamente. I figli sono una speranza, danno un sapore diverso alla vita, e al lavoro.”

 

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