Rebibbia 24 è il documentare che racconta lo stato dell’arte in carcere. La realizzazione è avvenuta grazie a sette studenti, che hanno incontrato alcuni detenuti, e grazie al prof. Fabio Cavalli, docente di Etica ed Estetica del Teatro Sociale, che porta sempre i suoi allievi in carcere. 

E’ il carcere bellezza?

“Il luogo dove l’arte si fa sociale. Sette studenti, hanno provato a raccontare cosa pensavano prima dell’ambiente che li ha accolti, e cosa hanno capito dell’esperienza condivisa con loro. Tutti entrano carichi di pregiudizi. Opero la redenzione attraverso la bellezza, la bellezza libera dal male”, ha affermato Fabio Cavalli.

Rebibbia 24: “I protagonisti sono i ragazzi non i detenuti, c’è bisogno di far comprendere che il carcere non è una discarica sociale, ma deve tendere alla riabilitazione”, ha sottolineato Cavalli. 

Alla fine del lavoro svolto di fatto il cambiamento avviene, gli studenti comprendono che i detenuti sono esseri umani. Persone “che hanno sbagliato, spesso lo ammettono in prima persona, e affermano di essere intenzionati a non sbagliare più come in passato.”

I giovani impegnati nel progetto sono Giulia Ammendolia, Filippo Giovannelli, Miriam Lomuscio, Maiangela Montaina, Federica Spada, Giulia Sperduti e Yaya Jia. Il Docu Rebibbia 24 è girato con la tecnologia ottica della più recente generazione di smartphone, stabilizzatori di immagine, droni, macchine da ripresa subacquea. I ragazzi sono protagonisti in vari ruoli: autori della sceneggiatura, operatori di ripresa, montatori. Accanto a loro sette studenti dell’Istituto Statale Cine-tv “Roberto Rossellini” che hanno collaborato alle riprese e i musicisti della Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, guidati da Silverio Cortesi, che hanno dato vita ad una nuova versione di Jailhouse Rock di Elvis Presley, girata proprio sul palco di Rebibbia.

“Io, farei arte per tutti. Le carceri sono fatte di persone quasi analfabete”, ha detto il coordinatore del progetto, Fabio Cavalli.

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