Tasse universitarie, buone notizie per le tasche degli studenti italiani e delle loro famiglie. La flessione rispetto ai precedenti anni accademici interessa tutte le fasce di reddito Isee ed il calo è influenzato dall’introduzione dello “student act”, la norma inserita in legge di Bilancio secondo la quale chi presenterà un Isee inferiore o uguale a 13mila euro avrà l’esenzione totale della retta universitaria. Per leggere nel dettaglio le tendenze principali che emergono dall’Indagine sui costi delle università italiane fatta da Federconsumatori, Radio Cusano campus ha contattato il vice presidente Andrea Pusceddu.
“L’Osservatorio nazionale Federconsumatori ha realizzato anche per il 2017/2018 l’annuale indagine sui costi degli atenei. L’ammontare delle tasse universitarie si determina principalmente in base al reddito Isee, dunque nell’indagine sono state esaminate cinque fasce di riferimento: la prima fascia prevede un Isee fino a 6mila euro, la seconda fino a 10 mila euro, la terza fino a 20 mila euro, la quarta fino a 30 mila euro e a seguire la quinta con l’importo più alto”.
“Per un ragazzo il cui reddito familiare corrisponde alla I fascia, quindi 6.000 euro di Isee, si rileva un costo medio annuo di 316,82 euro mentre si arriva ad una media di 2.446,45 euro per quanto riguarda gli importi massimi. Cifre importanti, certo, che tuttavia fanno registrare una considerevole flessione rispetto al 2016”.
“La diminuzione è la diretta conseguenza dell’applicazione della Legge di Bilancio che, per favorire l’accesso all’istruzione universitaria, ha introdotto consistenti agevolazioni per gli studenti a basso reddito nonché per gli studenti meritevoli. Gli studenti del primo anno con un reddito Isee inferiore a 13mila euro non sono tenuti al pagamento dei contributi di ateneo, mentre gli iscritti agli anni successivi devono soddisfare, oltre al requisito economico, anche un requisito di merito (conseguimento di almeno 10 crediti formativi nel caso degli iscritti al secondo anno e di almeno 25 crediti formativi nel caso degli iscritti agli anni seguenti nei dodici mesi antecedenti la data del 10 agosto)”.
La flessione più ampia c’è nella seconda fascia, dove gli importi calano del 35,65%. Per la I, la III e la IV fascia la flessione è rispettivamente del 33,70%, dell’15,91% e dell’8,69%. Per gli importi massimi si riscontra invece la tendenza opposta, con un aumento dell’8%.