Disabili: il teatro favorisce l’inclusione, e può rappresentare una buona soluzione ai molteplici problemi esistenti. Ne abbiamo parlato, a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus, con Roberto Gandini, direttore del Laboratorio Gabrielli del Teatro Argentina. Il laboratorio esiste da vent’anni e opera con una compagnia teatrale, composta da ragazzi normodotati, e diversamente abili, grazie alla quale alcuni dei partecipanti hanno trovato lavoro.
Il teatro prima della terapia
“Credo che il teatro come forma di vita, e culturale, esisteva prima della terapia, prima della psicologia, ha in sé la cura, la comunicazione, tante cose. Abbiamo degli effetti terapeutici dal fare teatro, ma non facciamo terapia, che è scientificamente molto delicata. Non sono favorevole all’uso della parola teatroterapia. Il teatro è fatto da un insieme di diversità: più sei diverso, più funzioni. Uso sempre la metafora dell’accordo: un accordo al pianoforte non potremo farlo all’unisono, quella è la ricchezza. Ognuno suonerà in maniera diversa. Il concetto di dissonanza arricchisce. Il concetto di dissonanza che fa diventare attuale il nostro modo di raccontare le storie.”, ha affermato Gandini.
Recentemente sono stati realizzati due documentari, uno che parla di lavoro per i giovani, dal titolo “La Grammatica del Lavoro”, e l’altro, realizzato in collaborazione con RAI Scuola, dal titolo, “Il bullismo ti frega la vita”. A dimostrazione del fatto che vengono realizzate attività extra ai semplici spettacoli, e che si tratta di un lavoro anche culturale. Il Laboratorio Gabrielli è una realtà che esiste dal 1995, e da allora fa scuola sul tema dell’inclusione, attraverso il teatro, e del teatro sociale.
Disabili, quali testi vengono scelti per gli spettacoli?
“Nei classici c’è tutto, basta risvegliarlo. I classici riescono a portare qualcosa di nuovo, di vecchio, sono sempre attuali”, ha aggiunto Gandini, mostrando un occhio di riguardo verso i testi che hanno segnato la storia del teatro.