Plurilinguismo: a che punto siamo in Italia? Ne abbiamo parlato a #genitorisidiventa con Daria Santoni, psico – pedagogista della Cooperativa Bellesini scs, che ha subito affermato: “In Italia, non abbiamo un apprendimento delle lingue strutturato, ma apprendiamo altre lingue come quelle morte, cioè il latino e il greco. Qui, parliamo di lingue vive, da vivere, non solo da insegnare.”
La geografia italiana
Quali sono i vantaggi del plurilinguismo?
“Per un bambino molto piccolo l’approccio ad una lingua altra è la possibilità di aprire la mente ad un modo diversi di nominare gli oggetti in altro modo, e quindi avere l’opportunità di approdare ad un pensiero astratto. Si accede gradualmente al pensiero astratto attraverso alcune esperienze, un’esperienza significativa è quella dell’apprendimento di un’altra lingua. Se ci sono modi diversi di nominare gli oggetti sappiamo che ci sono punti di vista diversi. I bambini plurilingue sono bambini capaci di vedere le cose da un altro punto di vista, sono bambini empatici che sanno aprirsi alle diversità, all’altro che non è un altro che fa paura”, ha affermato Santoni.
Chi potrà colmare il gap esistente tra il Trentino e le altre regioni italiane, la scuola o la famiglia?
La conoscenza dei dialetti ha la stessa funzione delle altre lingue?