LEV JASCIN

 

Oggi parliamo di quello che, universalmente, è stato il più grande portiere nella storia del Calcio, anche rispetto ai portiere del periodo moderno tipo Neuer o Buffon. Il più grande numero 1 del football mondiale è stato il Ragno Nero, chiamato così per il colore dell’uniforme che era solito portare in campo. E’ Lev Ivanovic Jascin, russo di Mosca, dove nasce il 22 ottobre del 1929. E’ stato un calciatore e un giocatore di Hockey su ghiaccio dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L’unico estremo difensore a conquistare il Pallone d’Oro, oltreché ritenuto miglior portiere in assoluto del XX Secolo nella speciale classifica della International Federation of Football History and Statistics.

Ma prima di tesserne le lodi e ricordarne le imprese, è bene ricordare che Jascin si fosse cimentato con l’Hockey, sport con un meraviglioso seguito, da quelle parti. Anche lì giocò come portiere, e anche in quel caso nella società che ha rappresentato per tanti e tanti anni nel Calcio, la Dinamo Mosca. Sul ghiaccio ha conquistato una Coppa Sovietica.

Sul rettangolo da gioco più grande non è stato semplicemente un portiere forte tra i  pali e coraggiosi quanto tempestivo nelle uscite dai tre legni difesi, ma uno capace di vincere la Medaglia d’Oro ai Giochi Olimpici di Melbourne nel 1956 e, quattro anni dopo, di vincere la Coppa d’Europa per Nazioni con l’URSS. Nel 1964 avrebbe disputato una seconda finale continentale con la maglia della sua nazionale, ma quel giorno trovò di fronte una Spagna monumentale, che si laureò Campione d’Europa.

L’anno prima, 1963, l’Inghilterra organizza una gara amichevole per festeggiare e celebrare il centenario dalla fondazione della Football Association; la gara si gioca tra i leoni britannici e il Resto del Mondo, di cui lui è il portiere. Gioca il primo tempo e riceve una quantità enorme di applausi dai 100.000 sportivi intervenuti a Wembley. Nel secondo tempo, senza di lui, l’Inghilterra avrebbe vinto per due reti a una.

In quella stagione che fu l’anticamera per ottenere il Pallone d’Oro, in 27 partite giocate in campionato, Jascin ha subìto appena 6 reti.

Individualmente Lev Jascin ha giocato 74 volte, con la Nazionale, mentre nel suo paese ha vinto 5 campionati sovietici, e tre Coppe quando l’Unione Sovietica era tutta unita e compatta. Parliamo del periodo di Nikita Kruscev, per intenderci.

Lev Ivanovic Jascin, tutto tecnica e potenza muscolare, ha volato tra i pali per 812 partite ufficiali, un numero irraggiungibile per quasi tutti i calciatori del pianeta, mantenendo imbattuta la porta per 270 volte.

Per i meriti sportivi il Ragno Nero ha ottenuto la massima onorificenza dell’antica URSS per aver dato lustro, con la sua carriera, con il suo percorso di sportivo ai massimi livelli, sia con la squadra del Ministero degli Interni, la Dinamo Mosca, sia con la squadra nazionale di tutte le repubbliche del Soviet: fu infatti insignito nel 1967 dell’Ordine di Lenin, la seconda in assoluto, per prestigio, in un periodo di pace. Lui era riuscito a portare a casa lo stipendio da calciatore che era perequato a un sergente del KGB, arrivando fino a 200 rubli al mese, una cifra importante, per i tempi.

Jascin si ritira a 41 panni, dal calcio giocato. Il 27 maggio 1971 a Mosca, in uno stadio Lenin che aveva ricevuto 700.000 richieste di biglietti, e accontentati furono 103.000 spettatori, fortunatissimi, la Dinamo Mosca affrontò il Resto del Mondo. Nelle cui fila giocavano, per rendergli onore, Franz Beckenbauer, Bobby Charlton, Eusebio, Pelé e il nostro Giacinto Facchetti, che nel frattempo aveva vinto due Coppe dei Campioni con l’Inter, perso una terza finale col Celtic di Glasgow, e conquistato l’Europa con la nazionale italiana nel 1968.

Nel 1985 anche uno sportivo del suo rango, del suo potere fisico, alto 1,89 com’era, soffre di una grave forma di tromboflebite, che gli costò l’amputazione di una gamba. Nel 1986 Jascin riceve l’Ordine Olimpico per volere del CIO, la massima onorificenza, per la quale, due anni dopo, si scomoda la FIFA, dandogli l’Ordine al Merito. Nel 1988 diede l’ennesima prova di quanto generoso fosse il suo cuore, accompagnando, da dirigente, la selezione sovietica, sarebbe stata l’ultima, di fatto, alle Olimpiadi di Seul. In quell’occasione, clamorosamente, l’URSS, pur non da favorita, vinse la seconda medaglia sotto il fuoco sacro di Olimpia, e non l’avrebbe più conquistata.

Nel 1989 la sua Russia gli assegna la Medaglia di Eroe del Lavoro Socialista. Poco dopo il responso medico fu drammatico: Lev Jascin nel 1990 soffre di un cancro allo stomaco; provò la via dell’intervento chirurgico ma poco dopo morì, a soli 60 anni. Anche con i grandi uomini prima che grandi sportivi, il destino è talvolta ingrato e nel suo caso ingeneroso.

Da ricordare che Lev Jascin è oggi collocato dalla conosciuta rivista World Soccer all’11° posto nella classifica dei migliori calciatori del suo secolo, quello scorso. Del resto ha giocato 4 volte ai Campionati del Mondo, di cui in 3 circostanze da titolare inamovibile.

Nel 1994 la FIFA ha istituito il Premio Jascin da assegnare al più bravo portiere della fase finale dei Campionato del Mondo di Calcio. Viene inserito nella squadra della Coppa del Mondo di tutti i tempi! Quattro anni dopo Jascin è riconosciuto quale il Numero 1 nella squadra della FIFA del XX Secolo. E nel 2002 nel Dream Team di tutte le Coppe del Mondo.