Occupazioni, droga, sesso e alcool. Da qualche anno a questa parte quando si parla di uno dei licei più antichi e prestigiosi della Capitale, l’Istituto Virgilio di via Giulia, non si possono non nominare tutti quei fenomeni che, ad onor del vero, rappresentano uno spaccato della quotidianità di tante scuole superiori italiane ma che tra le mura del Virgilio sembrano assumere una gravità e una risonanza che non ha riscontri a livello nazionale. Senza fare clamorosi salti nel passato e restando ad appena un anno e mezzo fa, il liceo Virgilio assumeva centralità nell’interesse dei media italiani per il blitz delle forze dell’ordine che, a detta di molti esagerando, fecero irruzione all’interno del cortile della scuola, durante una normale ricreazione, spintonando studenti a destra e a manca e arrestandone uno per possesso e spaccio di sostanze stupefacenti.
La cronaca di quei giorni parla di frizioni pericolose tra tutte le componenti dell’istituto: a detta degli studenti la responsabilità del blitz sarebbe stata della dirigente di allora che, esasperata dalla situazione, avrebbe allertato i carabinieri fornendo, addirittura, una lista di nomi di studenti ‘coinvolti’ nel fenomeno spaccio. I genitori non presero tutti alla stessa maniera il modus operandi attribuito alla preside e parlarono di ingiustizie palesi nei confronti di ragazzi innocenti schedati e segnalati dai carabinieri, a fronte di un gruppo di colpevoli che se l’erano data a gambe subito dopo il primo fermo.
Da quei giorni caldi al crollo di un sottotetto di qualche mese fa, a cambiare è stata solo la dirigente scolastica che, in una lunga intervista al Corriere della Sera, sembra gettare la spugna rispetto alla possibilità di dirigere nella maniera corretta una scuola di 1300 ragazzi.
“C’è un clima mafioso creato da una cupola di alcuni ragazzi — ha detto la preside — che ha egemonizzato tutti gli altri. C’è un’omertà paurosa». E ancora: «Il Virgilio è conosciuto come luogo dove si può trovare droga, parliamo anche di eroina”.
Fa discutere e riflettere la dichiarazione, rilasciata in forma anonima, da una professoressa del Virgilio: “Non è vero che ci sono molti figli di papà; tanti sono figli di badanti e di colf; la maggior parte di loro proviene dalla piccola e media borghesia, come accade nel resto delle scuole di Roma. Perché da cinque anni a questa parte c’è una campagna denigratoria sui giornali contro il Virgilio? Cui prodest?”.
Cerca di tenere il punto anche il rappresentante d’Istituto Emanuele Tirello: “La preside ha usato parole forti. Dobbiamo riflettere, presto comunicheremo le nostre intenzioni”.