“Gentilezza è prendersi cura dell’altro”, ha affermato Anna Maria Ferrari Boccacci, vicepresidente del Movimento per la Gentilezza, evidenziando quanto distorto sia il significato di una parola, ormai, fuori moda. Si associa il savoir faire alla forza fisica, invece è l’esatto contrario. Gentilezza è garbo, e forza interiore.
Quando nasce il Movimento Italiano per la Gentilezza?
“Il Movimento nasce nell’anno 2000 come affiliazione del Movimento Mondiale per la Gentilezza, dove gentilezza non è intesa come buone maniere, come formalismo, ma come un modo di vivere e rapportarsi al mondo. Abbiamo preso di mira i ragazzi, le scuole, attraverso le nostre attività. Lì è possibile trovare maggiore sensibilità, assimilare valori che renderanno questi ragazzi uomini positivi”, ha aggiunto la Ferrari Boccacci.
La situazione dei ragazzi oggi è complessa
“I giovani sono frastornati da stimoli educativi, che qualche volta si rivelano controproducenti. Le molteplici attività sportive che vengono proposte loro ne sono un esempio. Si tende a dare troppa importanza alla forma fisica, all’aggressività”, ha aggiunto la vice presidente. E le colpe della situazione sono da attribuire anche alla famiglia “monade, chiusa, non riesce più ad aprirsi all’esterno.”
Giovani vs adulti
“Si pensi alla vita del condominio oggi: anonima, aggressiva. I ritmi di vita dei ragazzi sono il riflesso dei ritmi di vita degli adulti. Questi hanno fretta di vivere le opportunità del mondo, e intrattengono rapporti frettolosi, superficiali, quando non sgarbati. Il famoso ‘I care’ anglosassone ci fa capire come gentilezza voglia dire prendersi cura. Aristotele ha detto che l’uomo è un animale sociale, e come tale si realizza solo nella convivenza coi suoi simili. Occorre ritrovare ritmi di vita più sereni. Dovremmo educare i ragazzi a non andare veloci, e ad andare più in alto. Bisogna insegnare ai giovani a guardarsi intorno, amare il loro habitat: questa è la vera gentilezza.”
“Atti di bullismo ce ne sono stati anche nelle epoche passate. Leggendo i Promessi Sposi abbiamo ricordato i bravi, loro intimoriscono il povero Don Abbondio. L’episodio di Ludovico è un esempio. Rientra da una serata di festa con amici si trova a scontrarsi con un nobile che pretendeva di avere il diritto di precedenza, e ne nasce una rissa e ci scappa il morto. Il bullismo non lo abbiamo inventato noi. Dobbiamo dimostrare di aver compiuto un salto nella scala evolutiva dell’umanità.”