Burn out insegnanti. La “sindrome del burnout” è una tipologia specifica di disagio psicofisico connesso al lavoro che interessa, in varia misura, diversi operatori e professionisti che sono impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali. Come sottolineano i risultati di alcune osservazioni sull’incidenza del fenomeno su mestieri differenti, “il burnout” colpisce in misura prevalente coloro che svolgono le cosiddette professioni d’aiuto o “helping professions” ma anche coloro che, pur avendo obiettivi lavorativi diversi dall’assistenza, entrano continuamente in contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza. Il problema è stato riscontrato in modo predominante in coloro che operano in ambiti sociali e sanitari come medici, psicologi, assistenti sociali, insegnanti, counselors, esperti di orientamento al lavoro, fisioterapisti, operatori dell’assistenza sociale e sanitaria, infermieri, guide spirituali, missionari, agenti delle forze dell’ordine e operatori del volontariato.
Burn out insegnanti
Se per alcune di queste professioni il rischio della “sindrome del burnout” è riconosciuto come reale e tenuto in forte considerazione, per altri tipi di mestieri, come ad esempio quello dell’insegnante, viene spesso trascurata la possibilità di restarne vittime. La questione si è fatta talmente stringente da spingere i senatori Fabrizio Bocchino, Alessia Petraglia (Sinistra Italiana) e Giuseppe Vacciano (Gruppo Misto) a presentare un Ordine del giorno che, se approvato, impegnerà il governo a intervenire per correggere “le evidenti distorsioni e gli impatti negativi che ben 4 riforme previdenziali ‘al buio’ hanno imposto a questa categoria”.
La posizione di SI
“Il governo non può continuare a imporre misure, compreso l’allungamento dell’età pensionabile, che rischiano di peggiorare ulteriormente le condizioni di vita e di lavoro degli insegnanti, in larga parte donne, per le quali continua a non riconoscere le malattie professionali”.
Le parole del Sen. Bocchino
Su questo aspetto si esprime ancor più chiaramente il senatore Bocchino: “Come segnalato dal dr. Vittorio Lodolo d’Oria in un incontro che abbiamo organizzato recentemente, il Ministero dell’Economia e finanze dispone da anni dei dati sull’idoneità degli insegnanti, ma non li ha mai elaborati, impedendo di individuare e riconoscere le malattie professionali della categoria, che numerosi studi dimostrano essere soprattutto di ordine psicologico e psichiatrico, come accade in quasi tutti i lavori di cura”.
La posizione della Sen. Petraglia
Sulla stessa lunghezza d’onda la senatrice Petraglia: “L’82 per cento degli insegnanti sono donne con un’età media di 50,2 anni, periodo in cui il rischio depressivo è quintuplicato rispetto all’età fertile ma il fondo specificamente istituito dal decreto legislativo 81/2008 per la tutela sanitaria dei lavoratori secondo genere ed età non è mai stato finanziato”.
“Se l’ordine del giorno sarà approvato, il governo non potrà più operare alcuna riforma previdenziale senza aver prima valutato salute e incidenza delle malattie professionali (burn out insegnanti), età anagrafica e anzianità di servizio della categoria professionale e dovrà avviare tutta una serie di misure per il riconoscimento e la cura delle malattie professionali degli e delle insegnanti”, concludono i Senatori.