Miguel Lupiz (Infermiere Operatore di Medici Senza Frontiere) è intervenuto ai microfoni di “Genetica Oggi” di Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, emittente dell’ Università Niccolò Cusano.
Miguel Lupiz è stato in missione in scenari complessi, come il Niger, la Colombia, la Repubblica Centroafricana e Sierra Leone, che vivono situazioni di estrema difficoltà come l’ ebola e il morbillo.
Cosa significa trovarsi in queste situazioni?
Gli scenari a cui ho assistito sono estremi e molto complicati, sia per la situazione geopolitica del Paese, sia per l’epidemia o la situazione di estrema violenza che ci troviamo ad affrontare.
Come sono percepiti i Medici Senza Frontiere nei territori di guerra?
Uno dei pilastri per poter lavorare in queste condizioni è l’accettazione e, quindi, essere voluti dai Paesi che ci ospitano. Una parte grossa del lavoro che facciamo, quotidianamente, è quello di mantenere un contatto giornaliero con la popolazione e l’autorità, per ricordare loro il motivo per cui siamo lì.
Il nostro obbiettivo è dare assistenza a tutti indistintamente.
Alla luce del recente terremoto in Iraq, il vostro supporto sarà anche indirizzato alle popolazioni terremotate?
Il nostro supporto si estende oltre. Il vantaggio di trovarci in alcuni luoghi è quello di poter intervenire e supportare una popolazione che, in quel momento, non è colpita da un conflitto, ma da un terremoto o da un’ epidemia, come l’ebola o il morbillo.
E’ possibile trasferire i vostri strumenti conoscitivi ai medici del posto per affrontare al meglio le difficoltà sanitarie che hanno questi Paesi?
La formazione, l’aprire dei progetti insieme per poi fare un passaggio di consegna è una parte fondamentale del nostro lavoro. L’ideale sarebbe poter fare tutto ciò in un momento di emergenza, per poi ritirarci lasciando il know-how e il supporto logistico. Il problema è che spesso le nostre missioni si prolungano, perché situazioni di conflitto, come ebola, lasciano l’apparato medico in ginocchio. Ci si ritrova, quindi, a lavorare con pochissimi colleghi.
Ora che l’ospedale principale dell’ Iraq è stato danneggiato, Medici Senza Frontiere come può continuare a prestare soccorso?
Innanzitutto bisogna capire come muoversi su un determinato territorio. Il passo successivo è avere la possibilità di proporre strutture alternative, come ad esempio tende da utilizzare in caso di necessità per supplire a queste strutture. In ogni caso, Medici Senza Frontiere, fornisce un supporto che può essere anche di farmaci, strumenti e materiale per sterilizzazione. Si cerca sempre di ovviare ai problemi e trovare il modo di dare assistenza anche laddove vengono distrutti ospedali.
In cosa consiste la Campagna di raccolta fondi “Cure nel cuore dei conflitti”?
Per sostenere il nostro lavoro, MSF lancia, dal 20 ottobre al 13 novembre, la campagna di raccolta fondi “Cure nel cuore dei conflitti”, i cui fondi raccolti vengono immediatamente utilizzati in queste situazioni dove le persone hanno continuamente bisogno di assistenza medica. Vi assicuro che la vostra donazione, anche se minima, ci fornisce il materiale di cui abbiamo bisogno per salvare realmente delle vite.
E’ possibile donare 2 o 5 euro via SMS, 5 o 10 euro chiamando al numero 45548.