Helenio Herrera, sua la più bella Inter anzi…
Internazionale, lui, che ha girato tutto il Mondo
Il 9 Novembre ricorre la scomparsa di Helenio Herrera Gavilán, il Mago della Grande Inter di Angelo Moratti, la squadra che, sulla scia di quanto fatto dal Milan nel 1963 vincendo da prima italiana la Coppa dei Campioni, conquistò due volte l’Europa e altrettante il Mondo, accarezzando una terza finale nel più importante torneo, persa col Celtic.
Herrera è considerato uno dei migliori allenatori, nella storia del Football, e nacque a Buenos Aires il 10 aprile del 1910. Quando la famiglia si trasferì prima in Marocco poi in Francia, venne naturalizzato e visse una modesta carriera da calciatore, vincendo nel 1942 una Coppa nazionale transalpina con il Red Star, squadra che da parecchio non milita più nella Serie A dei nostri vicini di casa.
Helenio Herrera ha vinto tanto, anzi moltissimo, da allenatore, cominciando, da argentino, in Spagna, con l’Atletico Madrid, giugendo 1° nella stagione 1949-50 e in quella seguente. Un bis che otterrà quasi dieci anni dopo alla guida del Barcellona, la prima volta nel 1958-59 e addirittura nell’anno del grande ritorno, il 1980-81, quando centra anche la qualificazione dei catalani per le competizioni europee. In questi due casi in azulgrana conquista anche la Coppa di Spagna per poi venirsi a misurare con il Calcio italiano. E qui vince 3 campionati, nel 1963 nel 65 e nel 66 arrivando a 7 titoli nazionali da entrenador, como se dice en Argentina y en Espana. In occasione del secondo e del terzo tricolore con l’Inter quella squadra arriverà alla conquista di 2 Coppe dei Campioni e di altrettante Coppe del Mondo per Club.
HH è stato anche l’allenatore di tre squadre nazionali, quella francese, la Spagna e addirittura, in coabitazione con Ferruccio Valcareggi dal 66 al 67, quella italiana. Dopo lo chiama la Roma, con cui vince una Coppa Italia, nel 1969, l’anno della 2° Coppa Campioni del Milan di Nereo Rocco, suo naturale rivale e allenatore con cui si è confrontato in anni pionieristici del calcio italiano. Nella sua personale bacheca una Coppa delle Fiere nel 1958, quella che sarebbe diventata la Coppa Uefa; e nel 1972 avrebbe conquistato una Coppa Anglo-Italiana con i colori della Roma.
In parecchi davano dei catenacciari sia a Nereo Rocco, che invece aveva dei signori esponenti del gioco in mezzo al campo come davanti; e sovente questa critica veniva mossa anche ad Helenio Herrera. L’interista si è fatto apprezzare per le doti di grande stratega dello spogliatoio e grande conoscitore della testa dei calciatori, psicologo ineffabile per l’epoca forse guardato con occhi curiosi, più che scettici; lui, ad esempio, le frasi per caricare i suoi rappresentati sul manto erboso le scriveva a grandi caratteri sulla lavagna e sui muri dello spogliatoio, porta di ingresso compresa, per non essere equivocato. E come sapeva guidare per mano anzi attraverso il pensiero e dei pensieri profondi i giocatori, faceva altrettanto con la tifoseria. A questo univa il fatto che fosse un grande lavoratore sul campo di allenamento, e fu tra i primissimi a prendere appunti su quanto combinavano i suoi giocatori in campo. Le stesse cose che, tanti anni dopo, avrebbero fatto Sacchi, Mourinho e Sarri.
Dopo il percorso chiuso da tecnico, per motivi di età, fece da opinionista alla Domenica Sportiva, con buoni risultati di gradimento.
Nel 2015 Helenio Herrera, entra da postumo nella Hall of Fame del calcio italiano per quanto ha saputo dare da allenatore ben oltre le competenze tecniche, cioè sul piano motivazionale e nella gestione dei grandi come dei normali giocatori.
Helenio Herrera se ne va il 9 novembre del 1997: sono passati già venti anni. Riposa nel Cimitero di Venezia, città che gli ha dato l’ultimo carezza.