Inquinamento acustico: viviamo il 95% del tempo immersi nel rumore. A casa, a scuola, a lavoro, quanto sono silenziosi i luoghi che frequentate? Quando siete sensibili al rumore? Ne abbiamo parlato a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus col prof. Mario Mattia, presidente di EuroAcustici.
E’ stata fatta subito una differenza tra rumori dovuti al traffico, e rumori percepiti. A seconda delle condizioni dell’essere umano vi saranno reazioni differenti. “La reazione ai rumori è soggettiva. Il fatto che ci sia un rumore può non infastidire. Ad esempio quando andiamo in discoteca, ascoltiamo la musica, balliamo, e i rumori non provocano effetti negativi. Il problema si verifica quando questo inquinamento interagisce con le attività degli individui”, ha affermato Mattia.
Durante il sonno, o mentre si sta portando avanti un lavoro, i rumori interagiscono con la concentrazione e causano stress.
“Il rumore notturno crea stress, e malattie. A scuola, in università, mentre si sta studiando o si è concentrati su qualcosa, produce lo stesso effetto negativo. Abbiamo leggi che sono del 1967 che non sono applicate. I professori dell’epoca avevano capito l’importanza dell’acustica di un’aula. Se l’acustica non è buona l’allievo si distrae. Un ambiente riverberante porta ad un incremento del rumore nell’ambiente confinato. Il rumore, dunque, è un limite per la salute se percepito come interferenza”, ha sottolineato il presidente di EuroAcustici.
Inquinamento acustico: la presenza di rumori viene molto sottovalutata, negli ambienti di lavoro stessi, dove si trascorrono intere giornate gomito a gomito con molte persone, in ambienti open.
“L’apparato uditivo funziona bene nel grembo materno, il feto sente i rumori già negli ultimi mesi della gravidanza. La madre può far sentire al bambino la musica e percepire che il movimento del feto cambia se arriva il papà, se il cane abbaia, o se ascolta la musica. L’apparato uditivo è collegato alla zona interna del cervello, è legato all’apprendimento.”