Turi. Prima le reazioni ad un atto di indirizzo la cui gestazione si è protratta per oltre 10 mesi. Poi il ruolo della scuola nell’ambito del referendum per l’autonomia votato nel week end in Lombardia e Piemonte. Senza dimenticare le questioni di stretta attualità e che riguardano la vita quotidiana di chi frequenta la scuola: l’impossibilità di tornare a casa da soli anche a fronte di un’autorizzazione della famiglia e ancora la possibilità di erogare fondi europei alle scuole paritarie. Su queste tematiche si è espresso il Segretario nazionale Uil Scuola Pino Turi, raggiunto telefonicamente da Radio Cusano campus.
Sull’atto di indirizzo
“L’atto di indirizzo licenziato ieri consente all’Aran di convocare i sindacati per il rinnovo del contratto di lavoro del personale della scuola. Si tratta di un atto che, sia nella struttura che nel merito, rappresenta una buona base che può e deve condurre alla sottoscrizione di un contratto bloccato ormai da troppo tempo”.
“Da una prima analisi, l’atto si presenta a ‘maglie larghe’, così come avevamo auspicato: le scelte si faranno al tavolo contrattuale” – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.
“Dovrà essere un contratto vero – mette in chiaro Turi. Dovrà riportare dignità ai lavoratori, ripristinare ruolo e funzione della contrattazione, sia a livello nazionale che di singola scuola, valorizzare il ruolo delle Rsu che rappresentano un presidio di libertà e partecipazione democratica, fondamento di una scuola che è funzione fondamentale dello Stato”.
Referendum Lombardia e Piemonte: cosa c’entra la scuola?
“Abbiamo già evitato il pericolo della devolution che avrebbe prodotto venti sistemi scolastici regionalizzati. Ora con questo referendum si chiedono maggiori competenze regionali, sulla base di interessi localistici che contrastano con la funzione, più ampia, di una scuola inclusiva e libera rappresentata dall’autonomia scolastica. Mentre la scuola unisce l’Italia, questi referendum, tendono a dividerla”, sostiene il sindacalista.
Fondi europei alle scuole paritarie: è un errore?
Le scuole paritarie — dice Turi — sono come un taxi, svolgono un servizio pubblico ma perseguono utilità private, economiche. I fondi Pon dovrebbero servire per risolvere squilibri territoriali, strutturali, sociali, dovrebbero avere finalità generali. Assegnarli alle scuole paritarie significa sostenere scuole di tendenza, scuole che non perseguono la realizzazione di un bene collettivo. Continueremo, insieme ai sindacati europei dell’educazione, ad opporci a questo sistema surrettizio di finanziamento delle scuole paritarie». «Il governo – aggiunge ancora Turi – farebbe meglio a pensare alle sue scuole e non a quelle degli altri. Ogni euro sottratto alle scuole statali è un modo per renderle più deboli. Ci auguriamo che questa non sia una strategia che, per dare qualche sussidio, finisca per aprire la strada sciagurata alla privatizzazione e al mercato”.
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