Legge di bilancio. La legge di Bilancio 2018, della quale al momento si conoscono esclusivamente le linee guida, non sembra rappresentare, come promesso nei mesi scorsi, la panacea di tutti i mali del Paese e la risoluzione di tanti di quei problemi che nel corso dell’ultimo anno sono emersi principalmente nel comparto istruzione, con Scuola e Università in febbrile attesa.

“L’occupazione giovanile è una delle pochissime voci che verrà aggredita nell’attuale quadro delle risorse pubbliche”. Con queste parole il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha voluto spegnere sin da subito gli entusiasti della prima ora, seppur ci fossero stati. Dunque, pochi festeggiamenti e ancor meno esultanze, la manovra è timida perché le risorse sono ridotte al lumicino, quelle che ci sono saranno canalizzate per arginare la disoccupazione giovanile attraverso il controverso strumento dei bonus.

Chi ride meno degli altri è l’impiegato sui generis della PA, quello che afferisce al comparto scuola o università. Ne ha parlato ai microfoni di Radio Cusano Campus Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’UDU:

“Sul fronte dell’università, dopo la conferenza stampa del Governo, abbiamo come misura già confermata la stabilizzazione di 1500 ricercatori tra università ed enti di ricerca. Non ci sono ancora altri dettagli: in ogni caso, non possiamo di certo considerarla una misura negativa, anche se non affatto sufficiente. La sacca del precariato nelle sole università riguarda circa 40mila persone, ed è necessario aumentare consistentemente l’organico dopo gli anni di blocco del turn over, che ha comportato la scomparsa di 14mila docenti in 9 anni”.

“Ad oggi non ci sono ancora notizie sul fronte del diritto allo studio. Il fatto che non ci siano stati annunci relativi a questa materia ci fa pensare che le cose non cambieranno: ora attendiamo di vedere il testo della legge, ma siamo pronti a dare battaglia finché non otterremo un incremento consistente. Nessuna notizia inoltre sul fronte delle misure spot introdotte lo scorso anno: superdipartimenti e superborse di studio. E’ indispensabile che siano ritirate affinché le risorse liberate possano essere impiegate nel finanziamento ordinario.”

Conclude la coordinatrice dell’UDU: “Tutti i dati confermano che il sistema universitario è al collasso. Per questo abbiamo lanciato la campagna “Università aperta. #EffettoDomino”: dopo le recenti sentenze del TAR sui ricorsi avanzati dall’UDU in merito ai numeri chiusi programmati, vogliamo spiegare che superare la selezione all’accesso è possibile, che è necessario costruire un’università realmente aperta, investendo seriamente in alcuni settori strategici come diritto allo studio e reclutamento e rivedendo le logiche e l’entità del finanziamento statale. C’è bisogno di un piano di investimenti strutturali, c’è bisogno di risorse consistenti per risolvere alla radice i problemi che hanno portato a questa situazione. Non abbiamo più intenzione di aspettare”.