Cosa prevede il Rosatellum? Se lo sta chiedendo ogni italiano che abbia la dignità di voler esercitare il suo diritto al voto. L’importanza di una legge elettorale è ovvia perché è l’ago della bilancia di una democrazia. E’ lo strumento grazie al quale un partito può trasformare i voti presi in seggi. Nel corso della nostra storia (a partire dal lontano 1948, quando entrò in vigore la Costituzione) c’è stato un excursus delle leggi elettorali in Italia più disparate. Cerchiamo di capire questa nuova cosa comporta e perché si sta chiedendo con la “forzatura” della fiducia del Governo.
La funziona legislativa, cioè di fare le leggi, spetta al Parlamento. Esistono tuttavia delle possibilità che anche il Governo possa agire in tal senso. La questione della fiducia posta sulla nuova legge elettorale nasce da questo tecnicismo e dalla voglia (giusta o sbagliata che sia) di uscire dall’empasse decisionale delle due Camere su questo tema.
Ma cosa prevede il Rosatellum?
Propone un sistema misto tra proporzionale e maggioritario. Vediamolo meglio:
- Alla Camera dei deputati ci saranno 232 collegi uninominali, in cui ogni partito o coalizione presenterà un solo candidato. Verrà eletto il candidato che prenderà, nel collegio, almeno un voto in più degli altri;
- Gli altri 386 seggi saranno assegnati con metodo proporzionale: ogni partito o coalizione presenterà una lista di candidati, si conteranno i voti ricevuti da ogni lista e ogni partito o coalizione eleggerà un numero di parlamentari proporzionale ai voti ottenuti;
- Altri 12 seggi saranno assegnati nelle circoscrizioni estere.
Non cambia molto il discorso al Senato dove i collegi uninominali saranno 102 e 207 i collegi del proporzionale. Non solo. Saranno 6 i seggi degli eletti all’estero.
Un’altra novità è che non sarà possibile il voto disgiunto. Cioè? “Ogni persona può esprimere un solo voto, che andrà al candidato del suo collegio (per la quota maggioritaria) e alla lista che lo appoggia (per la quota proporzionale)”.
Un’altra caratteristica del Rosatellum è che esiste uno sbarramento. Per eleggere dei parlamentari i partiti dovranno, infatti, ottenere almeno il 3 per cento dei voti su base nazionale. Qualora ci fosse una coalizione, lo sbarramento salirà al 10 per cento dei voti su base nazionale. E chi non ce la fa? Non eleggerà alcun parlamentare.
Un passaggio molto discusso sono le pluricandidature, cioè sarà possibile presentarsi in diversi collegi ma solo nella quota proporzionale. Nello specifico, ogni candidato potrà presentarsi in cinque collegi proporzionali differenti.
Una controindicazione della nuova legge elettorale è il vantaggio che si ha a fare alleanze. La presenza dei collegi uninominali, infatti, porterà a dividersi tra partiti “amici” i vari collegi e appoggiare in maniera unitaria i candidati di coalizione. E’ ovvio, quindi, che il Movimento 5 Stelle, da sempre battitore libero, rischia di essere la forza più penalizzata da questo sistema.
Cos’è l’Italicum?
Si tratta della legge elettorale prima del Rosatellum che resterà in vigore finché le Camere non lo approveranno nella sua interezza (stanno ancora al secondo articolo). Tecnicamente prevede per la Camera dei deputati un sistema proporzionale ad eventuale correzione maggioritaria.
L’origine del soprannome Italicum risale al 2014, quando l’allora segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, suo principale promotore (fino a fine gennaio 2015 con l’appoggio anche di Forza Italia di Silvio Berlusconi, con il quale aveva stretto il Patto del Nazareno) lo coniò.
E’ in vigore solo per la Camera dei Deputati. Perché? Perché si era convinti che al referendum costituzionale del 2016 vincesse il sì e che quindi passasse la riforma del Senato da “della Repubblica” a “Regionale” con la non più eleggibilità dei senatori dai cittadini bensì dai consigli regionali.
Cosa resta del Porcellum?
Per capire cosa prevede il Rosatellum ha senso vedere da dove muove le mosse questa novità e cioè da cosa resta del Porcellum. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, la legge è diventata un proporzionale puro con un voto di preferenza soprannominato Consultellum.
Da notare che, a seguito della dichiarazione di incostituzionalità della legge Calderoli, il politico stesso della Lega Nord ha detto un po’ a sorpresa:
“Alla buon’ora, io l’ho detto il giorno dopo che andava cambiata. Loro ci hanno impiegato otto anni. E’ stata una legge nata sul ricatto di Casini, Follini e dell’UDC”.
Perché ha fallito la legge Calderoli?
A spiegare i motivi del fallimento della Legge Calderoli è la Corte Costituzionale in persona che il 4 dicembre 2013 con sentenza pubblicata nel gennaio 2014, dichiarò incostituzionali le sue disposizioni. Nello specifico ce l’aveva col premio di maggioranza indipendente dal raggiungimento di una soglia minima di voti ma non solo.
Quello che non piaceva alla Corte Costituzionale era anche la presenza di lunghe liste bloccate senza preferenze che non rendevano i candidati riconoscibili all’elettore.
Resta in piedi la costruzione di una legge elettorale, il Rosatellum, più discussa delle precedenti che sembra nata da un abuso di potere per alcuni e per far fuori movimenti poco avvezzi alle coalizioni. E’ presto, però, per tirare le somme.