PAULO ROBERTO FALCAO
Buon compleanno al Divino
l’Ottavo Re di Roma
Nasce a Xenxere il 16 ottobre 1953, e arriva a Roma il 10 agosto 1980 con la città quasi deserta, quando arriva dal Brasile Paulo Roberto Falcao, e la città se ne innamora perdutamente. Migliaia di tifosi si riversano all’aeroporto. Dopo la riapertura delle frontiere è il primo giocatore straniero dell’Associazione Sportiva ROMA: 6000 persone, ad accoglierlo, senza nemmeno conoscerlo bene. Nessuno di quei tifosi lo ha visto giocare: si sa solo che viene da San Paolo del Brasile.
Quando giocava in Sudamerica, la sua squadra, l’Internacional di Porto Alegre, in campo giocava da “Europea”, e proprio per questo ci affidiamo all’illuminato parere di chi a Roma lo volle, Nils Liedholm, e di Roberto Pruzzo, per comprendere lo spessore e il valore di prospettiva che Falcao avrebbe saputo dimostrare in Italia e in Europa. L’allenatore svedese, in una puntata di SFIDE dedicata al Divino, si è così espresso: “Glielo dicevo: puoi tenere la palla di più e la dài al momento giusto. E così dopo un po’ di tempo i compagni di squadra hanno cominciato a scoprire Falcao. Un grandissimo giocatore: salvava la palla sulla linea di porta, va a fare il gol, o di testa o di piede, o con un dribbling, questo è stato. Assomigliava un po’ a me quando giocavo, e per questo mi immedesimavo in lui”. Roberto Pruzzo, suo comapgno di squadra, in quella meravigliosa Roma, ha detto: “Lui era veramente un europeo, uno che aveva la mentalità giusta per poter costruire una squadra che potesse vincere qualcosa. Credo sia stato fondamentale, portarlo a Roma”.
Falcao nella Roma – Esordisce coi colori giallorossi a Como il 14 settembre 1980 con la Roma che vince 1-0 giocando la formazione capitolina molto male. Il primo anno gioca 25 volte con la Magica, con 3 gol segnati, l’anno dopo le presenze, su 30, sono 24, con 6 reti. Nella stagione dello scudetto contribuisce alla conquista del tricolore in maniera incisiva, ben oltre i 7 gol segnati e le 27 presenze. Liedholm disegna la Roma, da grande pensatore di Calcio, e lui è il braccio operativo.
Ha vinto con la Roma 2 volte la Coppa Italia, oltre al campionato del 1982-83, che spalancherà la strada alla partecipazione, per la prima volta, alla Coppa dei Campioni, che rappresenta, a oggi, la più grande delusione nella storia del club, perché la Roma l’avrebbe persa, davanti al proprio pubblico, ai rigori, con il Liverpool.
In mezzo il Campionato del Mondo giocato con il Brasile: nella rassegna iridata non parte titolare perché il seleccionador Telé Santana, preferiva un modulo a tre sia dietro, con Paulo Isidoro, Serginho ed Eder, e altrettanti in mezzo Cerezo Zico e Socrates. Ma Falcao contro l’Italia, con la prova contro l’Unione Sovietica, convinse il tecnico a schierarlo e lui, punto inamovibile della ROMA, prova a fare lo sgambetto alla Nazionale Azzurra, il 5 luglio del 1982, allo stadio Sarrià di Barcellona. Falcao risulta il miglior giocatore brasiliano, sul piano squisitamente tattico, di tutto il torneo. E alla mezz’ora della ripresa, dopo una doppietta di Paolo Rossi e il primo, parziale pareggio segnato dal Dottor Socrates, succede una cosa che suscita ammirazione e dispiacere, nei tifosi della ROMA e della NAZIONALE. Segna il punto del 2-2 che, a un quarto d’ora dalla fine, eliminerebbe l’ITALIA. Ma Rossi segnerà il punto del 3-2 di lì a poco, e ad Antognoni verrà annullato la quarta potenziale marcatura azzurra. Il resto è cosa nota.
Roma ha capito che è un leader, e quando mancava in campo la sua assenza si sentiva, eccome, nell’economia collettiva, nella costruzione del gioco, per non parlare del suo carisma. La città e i suoi innamorati tifosi gli hanno perdonato pure le scorribande nella vita privata, che non ci ha mai tenuto a pubblicizzare, nonostante gli inseguimenti dei paparazzi, e qualche bailada di troppo nelle discoteche romane.
Di sicuro Paulo Roberto Falcao è rimasto nel cuore dei tifosi della ROMA, che gli cantano cori di amore eterno ogni qual volta venga nella Città Eterna, a distanza, ancora oggi, di tanti anni. Auguri, e Obrigados, Falcao!