Economia comportamentale. L’economia non è solo razionalità: l’assunto viene confermato dall’Accademia reale delle Scienze svedese che ha conferito il Premio Nobel per l’economia allo statunitense Richard H. Thaler, professore dell’Università di Chicago. Il riconoscimento è arrivato per i suoi contributi alla “behavioural economics”, ovvero l’economia comportamentale, nei quali come si legge nella motivazione dell’Accademia “ha inserito ipotesi psicologicamente realistiche nelle analisi del processo decisionale economico”, indagando “le conseguenze di una razionalità limitata, di preferenze sociali e di mancanza di autocontrollo” ed evidenziando “come questi tratti umani influenzino sistematicamente le decisioni individuali e gli esiti del mercato”.  A Thaler si deve la cosiddetta “teoria del pungolo”, formulata nel bestseller “Nudge: La spinta gentile”.

Radio Cusano Campus ha contattato il prof Carlo Drago, titolare delle cattedre di “Probabilità statistiche” ed “Informatica” presso le facoltà di Ingegneria ed Economia all’Università N. Cusano, per commentare l’assegnazione di un premio Nobel che ci consegna un’economia diversa da quella che abbiamo sempre pensato di conoscere, meno rigorosa e numerica, più irrazionale e fallibile. Prof. Drago, quali sono gli elementi di originalità che hanno caratterizzato in questi anni il lavoro di Richard Thaler?

“Con il Nobel a Thaler si riconosce ufficialmente la rilevanza dell’economia comportamentale e si compie l’ultimo passaggio di un processo che è stato ben presente nell’assegnazione degli ultimi Nobel, l’homo economicus sveste i panni dell’infallibile massimizzatore, razionale ed informato, in favore di un profilo più umano, magari anche più fallibile ma sicuramente più aderente alla realtà che viviamo. L’idea originale si basava sulla teorica perfezione dei mercati che richiedeva agenti di mercato altrettanto rigorosi. In una analisi successiva si è cominciato a tener conto di mercati popolati da soggetti che prendevano decisioni non per forza razionali, a volte impulsive e sicuramente non strategiche. Errori comportamentali e distorsioni cognitive, con Thaler, divengono parametri e indicatori di una misurazione prima impensabile: avere contezza dell’irrazionale, misurarlo, questa è la sfida di Thaler, questa è più in generale la sfida dell’economia del futuro”.

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