Enrico Ferri, docente di Filosofia del Diritto della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Niccolò Cusano, si è espresso negativamente sul caso della bambina cristiana affidata alle due famiglie musulmane, dicendo che “si tratta di un caso di cattiva informazione”. Il professore ne ha parlato a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus, e su Unicusano Focus.

I concetti ribaditi dal docente riguardano ‘l’uso che gli adulti ne fanno dei bambini’, ovvero sembrano essere di proprietà di un genitore, e così non è. Mai. Eppure si tende ad educare i figli cercando di seguire diktat imposti: dalla cultura, dai nonni, dal contesto sociale in cui si nasce e si vive. Il fattore religioso ne è un esempio, sia che si tratti di religione cristiana, sia che si tratti di fede musulmana. “La religione non dovrebbe essere un marchio sia nel caso della religione musulmana o cristiana”, ha sottolineato il professore di Filosofia del Diritto.

E ha aggiunto: “Una bambina dovrebbe essere educata all’apertura, alla tolleranza per poi scegliere e svilupparsi liberamente.”

Quanti di voi conoscono le altre religioni ad esempio, e si sono sentiti liberi di scegliere? Quanti di voi sono cattolici, o evangelici, soltanto per rispetto ai genitori?

La verità sul caso della ‘little girl’, così com’è definita dallo stesso Enrico Ferri su Unicusano Focus alla pagina Cultura, è un’altra: “Questa bambina ha la madre con forti problemi di tossicodipendenza, un padre assente, e il giudice l’ha rimandata ai nonni materni musulmani. Non c’è stato nessuno stravolgimento nella vita della bambina. E non c’è stato nessun trauma all’interno di un trauma naturale esistente che può derivare dalla mancanza di riferimenti importanti come un padre, o una madre. I nonni materni si è scoperto essere musulmani estremisti. Si è adoperato un argomento fondamentalistico per opporsi al fondamentalismo. Si è detto che un figlio maschio o femmina che sia è sempre della religione del padre, se il padre è musulmano.”

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