EMIL ZATOPEK, LA LOCOMOTIVA UMANA

Sbuffava quando correva. Ma quanti record ha battuto. Nel 1956

corse un mese dopo un intervento (ernia): finì 6° nella Maratona Olimpica

 

La Storia dell’Atletica oggi ricorda l’anniversario della nascita di Emil Zatopek, un grandissimo mezzofondista, fondista e maratoneta dell’allora Cecoslovacchia, oggi divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia. Nasce a Koprivinice il 19 settembre del 1922: una carriera durata dieci anni, alla conta dei fatti, per quell’uomo ritenuto la Locomotiva, negli stadi di tutto il mondo, capace di un’azione costante, poderosa, tenace, e progressiva come raramente se ne sarebbero visti, dopo di lui.

Come sarebbe successo a Edwin Moses nei 400 metri a ostacoli, nel 1976, anche lui vinse un’Olimpiade mentre si cimentava con la seconda gara nella distanza che gli darà una medaglia oro: accadde nei 10000 metri a Londra 1948, dopo essere arrivato secondo nei 5000 dietro all’atleta belga Gaston Reiff. Non vanno dimenticati i titoli europei nei 5000 e nei 1000 metri nel 1950 e dei soli 1000 nell’edizione del 1954.

Il suo più grande avversario è stato il francese Alain Mimoun, che nel 1948 a Londra finì secondo dietro il cecoslovacco nei 10000 metri. Nel 1952 la sfida si rinnova, con Zatopek trentenne e il transalpino più grande di un anno: due età avanzate, per la carriera in pista, già in quei tempi. Nonostante ciò Zatopek vincerà sia i 5000 che i 10000 davanti a Mimoun. Che, per vincere una medaglia d’oro e staccare l’eterno e celebre rivale, saprà attendere, a 35 anni, i successivi Giochi Olimpici, nell’edizione australiana, a Melbourne; qui Alain Mimoun vincerà la Maratona in cui Zatopek, reduce dall’ernia operata, sarebbe arrivato 6°.

Zatopek, dicono i suoi avversari, era famoso per ansimare durante la corsa, e questo suo incedere e sbuffare gli valse il soprannome di Locomotiva Umana. Il suo capolavoro assoluto lo avrebbe costruito, con ammirevole determinazione, nel 1952, ai Giochi Olimpici di Helsinki, nei quali vinse tre medaglie d’oro meravigliose, una più bella dell’altra, quasi dimostrando l’esaltazione dell’uomo nella fatica, nella corsa. Già, vinse tre gare, da strepitoso corridore: prima si impose nei 5000 metri, questa volta aurei, capaci di dargli la maggiore soddisfazione; poi nei 10000. Infine, non pago, nella Maratona. Sì, proprio nella corsa di Filippide, quella fatta di 42 chilometri non sempre in pianura pura, e 195 metri. Tre ori, quasi come Jesse Owens nel 1936, che ne vinse uno di più. Lui la maratona non l’aveva mai fatta: era la prima sfida assoluta, e decide all’ultimo, di gareggiare. Eppure arrivò primo, stabilendo il record olimpico come nei 10000!

Una ghiotta curiosità: il 19 settembre era anche la data di nascita della moglie di Emil Zatopek, anche lei atleta, come lui, ma nel giavellotto: stiamo parlando di Dana Zatopkova. Lei fu medaglia d’oro nello stesso momento in cui in pista il marito vinceva i 5000 metri, e da impegnata giavellottista, conquista l’argento a Roma 1960 e due titoli europei, nel 1954 e nel 1958.

Tornando a Emil, la Locomotiva Umana fu il primo atleta ad abbattere clamorose barriere del cronometro; nel 1951 scende sotto l’ora nei 20 km., nel 1954 mandò in frantumi la barriera dei 29 minuti primi nei 10000 metri. In mezzo (1953) ha battuto due volte il record del mondo nella stessa distanza; lo avrebbe migliorato per ulteriori tre volte, nei quattro anni successivi. Numeri da capogiro, se pensiamo al record mondiale anche nei 5000 metri (1954), nel 20 km. Tre anni primi, nell’ora di corsa sempre nel 1951 per due volte, nei 25 km (1952 e 55), e nei 30 (sempre nel 1952).

Straordinario, il suo amore per lo Sport: si opera due settimane prima dei Giochi Olimpici del 1956 per un’ernia ma, nonostante la debolezza per il periodo del recupero fisico e atletico, dopo altre tre settimane, all’atto della Maratona, partecipa, tra lo stupore del mondo intero, e arriva sesto. Il ritiro dall’agonismo arriva nel 1957.

Zatopek è stato sempre ritenuto un eroe, dai connazionali cecoslovacchi, e fu una figura imponente, nel Partito Comunista. I cui estremi dirigenti non gli perdonarono mai l’appoggio all’ala più democratica. Dopo la Primavera di Praga 1956, a carriera quasi finita, gli vennero tolti tutti gli incarichi e fu addirittura punito venendo spedito a lavorare in una miniera di uranio.

Emil Zatopek morì a Praga, a 78 anni, nel 2000, dopo una lunga malattia. Una sua statua campeggia al Museo Olimpico di Losanna. Ma la sua è una storia che merita di essere tramandata, a tutte le generazioni. E’ stato un grande uomo e un grande corridore, in un momento in cui il Vecchio Continente aveva bisogno di eroi semplici. Capaci di immense imprese.

L’8 marzo del 2012 è stato incluso nella Hall of Fame della IAAF, la Federazione Internazionale di Atletica Leggera, come spetta a quegli sportivi capaci di distinguersi e confermarsi ai livelli assoluti.