La caccia all’oro? In semifinale Serbia-Russia e Slovenia
opposta ai detentori del titolo, gli iberici di Sergio Scariolo
Il Paradiso può attendere. La nostra attuale scuola di pallacanestro riceve la porta in faccia dalla Serbia, che ha vinto il quarto di finale della competizione europea per 83-67, quasi 20 punti di differenza, e siamo stati anche fortunati, a subire una differenza finale di 16 lunghezze. E’ la terza volta consecutiva, che andiamo fuori accontentandoci di arrivare ai quarti di finale per il titolo europeo, cioè la miseria del minimo sindacale, la pochezza di sistemarci dal 5° all’8° posto, a essere generosi.
Perché tolto il primo quarto, la squadra del nostro vecchio amico e playmaker dell’Olimpia Milano e del Partizan Beograd campione d’Europa per club 1992, è scappata dopo il solo equilibrio legato al primo periodo dei quattro da 10 minuti ciascuno. Siamo stati surclassati su quei fondamentali che sanno costruire la differenza, a cominciare dai rimbalzi: gli azzurri di Ettore Messina ne hanno saputi ottenere soltanto 19 a fronte dei 44 totali della compagine serba.
L’illusione non era stato il 5-0 d’avvio, con la Serbia che per 3 minuti primi e 40 secondi non riusciva a segnare un punticino: nossignori. E nemmeno sul 18-17 per i ragazzi di Sasha Djordjevic, faceva pensare a una partita equilibrata, ma almeno eravamo in gara, cifre alla mano. I nostri lunghi sono stati messi sotto dai giochi a due anche a tre atleti organizzati dai serbi nei pressi del canestro: poche palle recuperate, pochissimi rimbalzi, per Cusin, Belinelli e Melli. Sul 7-2 la Serbia si sveglia e dopo 10’ è avanti di uno. Ma all’intervallo il punteggio scava il primo solco di giornata: 33-44. E questi 11 punti, nonostante l’applicazione, la tenacia, la generosità, restano tali, alla fine del terzo periodo, dopo 30 minuti effettivi: Italia 33 Serbia 44. Tutto questo costruito con il lungo Boban Marjanovic, che dava il cambio a Kuzmic ma che poi si dimostrava perfetto ai tiri liberi, visti i tanti falli cui costringeva i nostri azzurri. Il pivot dei Detroit Pistons, promesso sposo dei Milwaukee Bucks, era uno dei fattori capaci di scavare il divario, assieme a quel grande talento cristallino che è Bogdan Bogdanovic, che alla fine della sfida contro l’Italia conterà 22 punti, 6 rimbalzi e pure 4 assist. Il resto si chiama Macvan, proprio lui, il popolare centro e ala di Milano, e Lucic. Noi proviamo insistentemente i tiri dalla grande distanza, e tra il terzo e l’ultimo periodo collezioniamo un irritante 0 su 7, che ci fa sempre ripensare alle parole di Valerio Bianchini, storico allenatore del Bancoroma campione d’Italia d’Europa e del Mondo tra il 1983 e l’84: “Non si può puntare tutto, nella pallacanestro moderna, sul tiro da 3 punti”. Ha pienamente ragione il Vate, che da sempre rappresenta una punta di diamante sul piano della saggezza e dell’analisi, da ottimo filosofo con basket applicato. Intanto dalla lunetta la Serbia è perfetta e si passa dal 54-40 al parziale 67 a 59, ultimo sussulto azzurro, all’imprendibile 83-67, nonostante la grinta del nostro Burns e la rabbia di Cusin.
I migliori realizzatori sono stati Bogdanovic 22 punti, Macvan 13 e Lucic 11, per la Serbia, Belinelli, 18, Datome, 15, e Burns, 9 in pochi minuti e un po’ più di vivacità e orgoglio, per l’Italia.
Le conclusioni – Rimaniamo con tanti dubbi, con le assenze, forzate, di Gallinari e Bargnani, ma anche col pensiero che nella prossima edizione degli Europei di Basket non avremo, probabilmente, ma speriamo di sbagliarci, Cusin e Gallinari, forse nemmeno Hackett, che sembra sempre il più indiziato, tra i giocatori incompiuti. E chissà cosa sarà di Belinelli, visto che l’NBA è sempre un torneo logorante e lui forse girerà l’Europa in lungo e largo. Forse, per orgoglio, avremo il solo Datome, che è integro: basterà. Per il resto abbiamo un gruppetto di giovani dietro, ma si fatica a pescare bene, in un campionato di Serie A, quella italiana, che vede squadre sempre più costruite con il concetto di realtà multinazionali, che non lasciano spazio, a chi cresce nei vivai.
Resta un dubbio, dopo questo Europeo giocato in 4 terre (Israele, Romania, Finlandia e la fatale Turchia di ieri): ce la facciamo, a qualificare l’Italia per i prossimi Campionati del Mondo, che si giocherra per la primissima volta nella Repubblica Popolare di Cina, nell’anno del Signore 2019? Bella domanda. Oggi inquieta, codesto interrogativo. E non appare una bella prospettiva, tutto ciò.
Oggi la Spagna affronta la Slovenia nella prima delle semifinali; venerdì la Russia, che ha rimontato e battuto bene la Grecia, cercherà di sbarrare la strada alla temibile Serbia, mix di esperienza e gioventù con un grande allenatore in panca, Djordjevic. Basterà, di fronte alla volenterosa formazione russa? A oggi i pronostici indicherebbero una finale Serbia-Spagna, nell’Europeo che ha visto abdicare dal podio la Lituania.
Ma quanto deve studiare, per tanti anni come ha saputo fare la Pallavolo, il nostro movimento cestistico, a dircela tutta in maniera schietta e sincera!?