Isabella Milani, insegnante e scrittrice, si è espressa negativamente sull’autorizzazione all’uso del cellulare a scuola della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Le ragioni per cui la Milani si è detta discorde sono svariate, ma tra le tante motivazioni date c’è soprattutto il problema della ‘dipendenza da cellulare’, che peggiorerebbe se venisse permesso di usare lo smartphone anche in classe.
Tuttavia la questione non mette d’accordo: per alcuni il cellulare in classe è un passo in avanti verso l’uso delle nuove tecnologie, per altri è un ulteriore strumento di distrazione. Se ne parla a tutti i livelli: insegnanti, genitori e studenti, e i pareri sono discordi, anche se la maggioranza sembra essere contraria.
Isabella Milani, autrice di “L’arte di insegnate” e “Maleducati o educati male?”, esperta del rapporto fra educazione e scuola, ha detto ai microfoni di Radio Cusano Campus a #genitorisidiventa di essere “assolutamente contraria all’idea della ministra Fedeli. Abbiamo il grossissimo problema di essere parte di una società dipendente dal cellulare, convinta che la cultura consista nell’accesso a Wikipedia e la risposta non può essere il cellulare in classe. Il reperimento di materiali è l’ultimo dei problemi dei docenti.”
L’uso del cellulare, dunque, non favorirebbe l’educazione alla ricerca, e alla ‘fatica’, come è stata definita dalla Milani che ha spiegato quanto per gli insegnanti sia importante “insegnare a faticare a bambini e ragazzi, che in anni di uso del cellulare si sono convinti che tutto si possa ottenere con un colpettino sullo schermo del telefono. La Scuola è l’ultimo baluardo dell’uso dei libri e della penna, e soprattutto dell’idea di fatica e pazienza. Mi è capitato di dare il permesso di consultare il cellulare, l’ho fatto. Ma si è trattato di un permesso accordato, per un momento preciso.”
E conclude chiedendo alla politica un atteggiamento diverso: “I ministri dovrebbero porsi delle domande, prima di imporre dei cambiamenti. Fino a un momento fa i ragazzi venivano sospesi per l’uso del cellulare in classe e poi di colpo diventa ‘utile e oppurtuno’?”