A cavallo dei mesi di agosto e settembre abbiamo voluto rendere omaggio a un grandissimo atleta, capace di scrivere pagine indelebili, nel mondo dei 400 ostacoli, nel quale è stato imbattuto, pensate bene, per due lustri. Già, 10 anni. E lo abbiamo fatto attraverso una delle firme più appassionate del mondo dell’Atletica, Luca Montebelli: il quale, oltre a essere innamorato della Pallavolo e del Calcio, segue tutti i grandi avvenimenti della pista.
Parliamo di un atleta che, eccezion fatta per Jesse Owens e Carl Lewis, gli unici a vincere 4 medaglie d’oro in una Olimpiade, è stato l’apripista, con il nostro Pietro Paolo Mennea da Barletta, dell’era moderna dell’ATLETICA. Il velocista pugliese per aver detenuto per ben 17 anni, dal 1979 al 1996, il record dei 200 metri piani con 19 secondi e 72 centesimi, poi battuto da Michael Johnson con 19 e 66. Il popolare ostacolista è passato alla Storia dello Sport per i successi ottenuti, d’accordo, e ne parleremo a breve, ma soprattutto per essere stato imbattuto per ben 10 anni: dal trionfo, da esordiente, ai Giochi Olimpici di Montreal 1976, quelli prima dei fastidiosi e infami boicottaggi di USA e URSS, fino al 1987, quando vinse un difficile sprint a Roma, in occasione dei secondi Campionati del Mondo di Atletica. Arriverà 3° a Seoul nel 1988, alla terza Olimpiade vissuta, visto il diniego a stelle e strisce di Mosca 1980, altrimenti sarebbero state quattro.
Persona disponibile, di grande umanità, atleta esemplare, ha affinato la tecnica tra un ostacolo e l’altro: quando tutto il mondo produceva 14 passi prima di un salto, lui è arrivato a 13, dimostrando che sì, si poteva fare, e con grandi, immense soddisfazioni. Tecnica e talento, il massimo, in una disciplina individuale dell’esplosività muscolare dei 400 ostacoli.
Come nasce un campione – Tante volte fa il suo enigmatico gioco la casualità. Moses accettò una borsa di studio universitaria al Morehouse College di Atlanta, e si laureò in Fisica e in Ingegneria mentre svolgeva il suo ruolo di Atleta per la sua struttura accademica. La quale, tuttavia, non disponeva di una pista di atletica, così dovette ricorrere agli allenamenti coi ragazzi delle High School della crescente città di Atlanta, che poi un giorno avrebbe ospitato le Olimpiadi, a fine secolo.
All’inizio il giovane studente in erba Moses gareggiava nelle 180 iard(e) a ostacoli e nelle 440 piane. Prima del marzo 1976 corse solo una volta i 400 metri ostacoli, ma dimostrò che il suo corpo di grande corridore, fece notevoli progressi. Si qualificò, coi tempi fatti, per la Nazionale Stars & Stripes, e andò a Montreal, vincendo, al suo secondo tentativo in quello che sarebbe diventato il suo TEMPIO: I 400 OSTACOLI.
Se volete potete ripercorrere, con una voce storica della RAI, quella di Gianfranco De Laurentis, il giorno in cui Edwin Corley Moses ha battuto il record del Mondo per la prima delle 4 volte in cui riuscirà nell’impresa…. Ecco il link: https://www.youtube.com/watch?v=gl5_rvyFc5Y
Moses è stato il miglior ostacolista di sempre, ha vinto 2 Giochi Olimpici, Montreale e Los Angeles, in casa, e ha conquistato due medaglie d’oro come dicevamo in apertura, ai primi Mondiali di Atletica, Helsinki 1983, e ai secondi, Roma nel 1987. Ma capitava, nei giorni precedenti le gare eliminatorie, di incontrarlo tra il Colosseo, in pantaloncini bermuda e i suoi occhiali da attento analista che gli valsero il soprannome di Professore, e una nota Jeanseria di Via del Corso. Perché uno della sua cultura umanista, storica, non poteva venire nella Città Eterna senza girarsela per buona parte a piedi. Come un semplice turista, firmando autografi con la scritta: “Best wishes for U”, i migliori desideri per te si realizzino, tradotto dallo slang americano.
Poi lo vedi concentrato in pista, e un ostacolo dopo l’altro, un avversario dopo l’altro, tutti, per 11 stagioni sportive, hanno dovuto tributargli gli onori dei grandi imperatori dello Sport. Dopo le Olimpiadi in Canada, tra il 1977 e il 1987, ha vinto 107 finali di fila, in totale 122 consecutive. E complessivamente, in tutta la sua lunghissima carriera, Edwin Moses ha disputato 187 gare vincendone 178. Meglio di qualsiasi altro Campione, di ogni disciplina. Perse l’ultima volta il 26 agosto del 1977 a Berlino da Harald Schmid, tedesco, che la settimana successiva, a Dusseldorf, Moses superò di ben 15 metri. Per non perdere più per quasi un decennio.
Il migliore di 4 record del mondo è stato a Coblenza, nel 1983, con 47 secondi e 2 centesimi.
FUORI DALL’AGONE FARA’ ANCORA TANTO… – Dopo il percorso di campione, darà un grandissimo contributo per le riforme dell’eleggibilità olimpica e degli stringenti test anti-doping che saprà proporre, senza fare sconti a nessuno.
Auguri, Professore, di cuore! O come scrivesti tu su un foglio di un quaderno a righe, davanti a quella Jeanseria e a quel Caffè Letterario di Via del Corso, nella calda e aurea estate del 1987, Best wishes for U.
Abbiamo parlato di Moses con una delle più esperte voci dell’ATLETICA, LUCA MONTEBELLI.
Cosa ha rappresentato Edwin Moses, uomo e atleta di grande spessore, per il mondo della pista e dello Sport in generale?
“Al di là di tutto è stato uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. Ma questo è stato solo uno degli aspetti che ha riguardato Moses. Un grande personaggio anche al di fuori delle piste: laureato in Ingegneria, insignito dalla IAAF della Hall of Fame, quindi sicuramente uno dei più grandi. Ha lavorato per gli atleti, facendo istituire il fondo di previdenza per il dopo attività sportiva…”.
Una sorta di Legge Bacchelli a livello mondiale.
“Esattamente. Che grazie alle sue proposte sono state introdotte queste norme che permettono a questi atleti in difficoltà di avere un fondo di assistenza. Ha lottato contro il doping, per quello che riguarda l’attività fuori dalla pista. In pista oltre ai 4 record mondiali, le due Olimpiadi vinte che probabilmente sarebbero state tre, in assenza del boicottaggio statunitense a Mosca nel 1980. 187 gare di cui 178 vinte: ha perso solo 9 volte, in carriera”.
Che poi per perso significa 2° o 3° posto.
“Sì appunto, on essere arrivato primo al traguado. 107 finali consecutive dal 1977 all’87, 3 campionati del mondo tra cui Roma dove ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente e stringergli la mano. È stato uno di quelli che ha scritto la storia dello sport e rimarrà uno dei personaggi più rilevanti sia sotto il profilo umano che da quello atletico nella storia dello sport mondiale”.
Il 31 agosto il Professor Edwin Corley Moses ha compiuto 62 anni. E’ stato uno di quei casi in cui la federazione statunitense e la IAAF (la FIFA dell’ATLETICA, n.d.r.) lo hanno fatto lavorare da dirigente. Perché in Italia capita poco e a pochi?
“Non tutti i grandi atleti riescono ad essere tutti bravi dirigenti. Ha delle doti umane e una intelligenza superiore alla media: sono pochi, gli sportivi che, nonostante una carriera impegnativa, riescono a coniugare risultati eccezionali alla cultura, allo studio, dove ha ottenuto il massimo. Lui porta esperienza nel mondo della dirigenza sportiva: ha avuto delle intuizioni straordinarie. Purtroppo in Italia sono pochi i casi, non me ne voglia nessuno, di atleti che meritino di fare il salto dalla parte della scrivania, che possano dei buoni dirigenti”.
A parte Owens e Lewis, possiamo dire che i calamai dai quali tutti avrebbero attinto, come nella Musica Classica è stato fatto con Brahms e Johann Sebastian Bach, sono stati Mennea e Moses?
Montebelli conferma ma aggiunge: “Ne cito qualcun altro: cito anche Fosbury che ha rivoluzionato il mondo del Salto in Alto, o in Italia Franco Arese che per un periodo è diventato presidente federale. Ci sono stati degli atleti che possono costituire un esempio. Hai citato Mennea, e tra poco si festeggiano i 30 anni del Record del Mondo. E’ l’esempio classico dell’esempio a cui tutti dovremmo attingere gli sportivi. Ha dedicato allo sport pulito e all’Atletica, con risultati fuori dal comune: un atleta bianco che batteva i neri. E’ riuscito senza nessuna scorciatoia con impegno ad essere il numero 1 per tanti e tanti anni”.
Roba da tramandare ai figli e ai nipoti.